Il compositore fotonico

L'arte di illuminare l'arte di Giuseppe Mestrangelo

La mostra di Valadier nella Galleria Borghese di Roma
Ada Masoero |

Milano. Illuminare l’arte? È un’arte. Che richiede una vasta cultura, non solo visiva, ma anche solide competenze scientifiche nell’ambito della fisica, della chimica, dell’elettromagnetica e dello studio delle interazioni tra i fotoni da un lato e i pigmenti e le materie delle opere d’arte dall’altro. Ed è un’arte «giovane»: «Quando iniziai a occuparmene, giovanissimo (era il 1971 e frequentavo ancora il liceo), si parlava, se mai, d’illuminotecnica. E i corpi illuminanti erano empirici, rudimentali», spiega Giuseppe Mestrangelo, lighting designer milanese fondatore nel 1995 di Light Studio cui si devono numerosi e celebri interventi: tra i molti, il progetto per lo spazio espositivo del Colosseo, l’illuminazione del Lapidario e Sale sveve del Castello di Barletta, della Pinacoteca Giuseppe de Nittis nel Palazzo della Marra, sempre a Barletta, del Museo internazionale e Biblioteca
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