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Il buon occhio di Elton John

La sua collezione di fotografie moderniste in mostra alla Tate Modern di Londra

Si potrebbe pensare che l’occhio radicale cui fa riferimento il titolo sia in realtà quello di Sir Elton John in persona, la rockstar da 300 milioni di dischi venduti, che in venticinque anni ha dato vita a una collezione d’arte privata tra le più ricche al mondo, cresciuta secondo scelte di grande coerenza e qualità altissima. «The Radical Eye: Modernist Photography from the Sir Elton John Collection» porta alla Tate Modern, dal 10 novembre al 7 maggio, oltre 150 opere provenienti dalla raccolta, in una mostra che sigla la promessa di una lunga collaborazione tra il museo londinese e la Sir Elton John Photographic Collection. Questa vanta oggi un patrimonio di oltre 7mila pezzi, che vanno dai primi del XX secolo alle più innovative produzioni contemporanee, anche se «L’era modernista in fotografia, dichiara il musicista inglese, è uno dei momenti chiave nella storia del medium e collezionare lavori di questo periodo mi ha dato una grande gioia negli ultimi venticinque anni. Ognuna di queste fotografie è per me fonte di ispirazione, ricoprono i muri delle mie case e le considero gemme preziose».

Curata da Shoair Mavlian, con Simon Baker e Newell Harbin, la rassegna espone esclusivamente stampe vintage, realizzate tra 1920 e 1950 da sessanta artisti, e concentrate nello snodo della sperimentazione modernista, quando la fotografia diventa «strumento attraverso il quale ridefinire e trasformare la visione del mondo moderno», per decifrarne la nuova prospettiva e dare forma a orizzonti mai visti. Si potrebbe partire da qui, con Alexandr Rodcenko che nel 1919 riprende la torre radio progettata da Vladimir Shukhov a Mosca: la geometria costruttivista della struttura in ferro che si sviluppa contro il cielo è un richiamo deciso verso il futuro. Un futuro che circola tra le fila delle avanguardie, dove troviamo Jean Cocteau fotografato da Berenice Abbott, Igor Stravinskij da Edward Weston, lo stesso Weston da Tina Modotti, Georgia O’Keeffe da Alfred Stieglitz; per non dire del prezioso gruppo di ritratti firmati da Man Ray dove sfilano anche André Breton, Max Ernst, Matisse, Picasso e Dora Maar. E poi, ancora Man Ray con i suoi rayogrammi; le solarizzazioni di Maurice Tabard e i fotomontaggi di Herbert Bayer; le esplorazioni metropolitane a volo d’uccello di László Moholy-Nagy e Margaret Bourke-White; l’«Underwater Swimmer» di André Kertész e i suoi still life, insieme a quelli della Modotti e di Imogen Cunningham; fino ai documenti di Dorothea Lange e Walker Evans per la Farm Security Administration, che già parlano la nostra lingua.

Chiara Coronelli, 10 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Il buon occhio di Elton John | Chiara Coronelli

Il buon occhio di Elton John | Chiara Coronelli