Il '900 della Collezione Braglia

La Fondazione Gabriele e Anna Braglia espone opere della collezione formata in sei decenni dalla coppia, che Gabriele Braglia continua ad arricchire anche dopo la scomparsa della compagna di vita

«Sans titre (Personnages)» (1947) di Joan Miró © Successió Miró / 2021, ProLitteris, Zurich
Ada Masoero |  | Lugano

Con l’arrivo della primavera, anche quest’anno la Fondazione Gabriele e Anna Braglia apre i suoi spazi a una nuova mostra, in cui sono riunite opere della vasta collezione formata in sei decenni dalla coppia, che Gabriele Braglia continua ad arricchire anche dopo la scomparsa della compagna di vita e di collezionismo.

Nella mostra «Personnages, da Werefkin a Miró e da Warhol a Paladino» (aperta fino al 16 luglio nella sede di Riva Caccia 6a, affacciata sul lago), fra le 108 opere esposte sono sei le novità, fra cui figura il bel disegno «Jeune femme dans un café», realizzato tra il 1898 e il 1899 dal giovane Pablo Picasso a Barcellona, dove allora viveva, e firmato (anche) con il cognome del padre, Ruiz, che in seguito abbandonerà, usando solo quello materno.

Fra gli acquisti, non potevano però mancare i lavori dei maestri dell’Espressionismo tedesco, vera passione del collezionista: di Ernst Ludwig Kirchner c’è un foglio, disegnato sul recto e sul verso, su cui figurano un sintetico nudo femminile, 1910, e una «Scena d’atelier», 1908; di Hermann Max Pechstein, un altro conciso nudo femminile, a matita, del 1914, e di August Macke tre suggestivi schizzi, del 1914 anch’essi, realizzati durante il viaggio in cui, con Paul Klee, scoprì la luce e i colori della Tunisia. Per entrambi, una folgorazione che avrebbe inciso sul loro percorso futuro.

In mostra figurano anche opere rientrate dopo essere state prestate a mostre di altre istituzioni, svizzere o straniere: il volto femminile del 1925 di Alexej von Jawlensky, stilizzato all’estremo nella sua ricerca della spiritualità insita negli esseri umani; l’inchiostro «Leda e il cigno», 1949, di Lucio Fontana, e due piccoli dipinti di Marc Chagall, uno del 1948-50, l’altro del 1978. Tutt’intorno, le opere (dipinti, disegni, sculture) con cui la collezione Braglia racconta oltre un secolo di storia dell’arte attraverso tanti maestri attivi nel ‘900. Il catalogo, a cura di Gaia Regazzoni Jäggli, riunisce testi di Gabriele Braglia, Elena Pontiggia e del docente e psichiatra Graziano Martignoni, che qui riflette sul tema dell’identità.

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