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Manzoni, «Achrome», 1960. Courtesy Mazzoleni London Torino

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Manzoni, «Achrome», 1960. Courtesy Mazzoleni London Torino

Il 1958 da Mazzoleni

Fu un anno determinante per Fontana (i nuovi tagli), Baj e Manzoni (i primi «Achrome»)

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Jenny Dogliani

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Il 1958 è un anno cruciale per tre fra i più grandi artisti del Novecento italiano: Lucio Fontana, Enrico Baj e Piero Manzoni. Per la prima volta espongono insieme, in due occasioni, a Bergamo e a Bologna. Il critico e filosofo Luciano Anceschi sottolinea la portata rivoluzionaria di tre linguaggi che stravolgono lo spazio e l’idea di pittura.

Una contingenza ripercorsa dalla mostra curata da Gaspare Luigi Marcone per la galleria Mazzoleni di Torino (dal 16 ottobre al 19 dicembre). Fulcro del percorso è appunto il 1958: l’anno dei primi «Achrome» di Manzoni, dei nuovi tagli di Fontana (presentati alla Biennale di Venezia) e del terzo numero de «Il Gesto» (con copertina di Fontana), il periodico del Movimento Arte Nucleare fondato da Baj e Dangelo.

In mostra si va dalle manipolazioni e perforazioni di superfici di Fontana, come la tela «Concetto Spaziale. Barocco» del 1956, ai dipinti e collage di Baj, tra cui «Testa Montagna» del 1958 e una «Peinture nucléaire» del 1952 dove s’intravede in germe una delle figure grottesche successivamente elaborate. E ci sono poi le prime superfici monocromatiche, o quasi, realizzate da Manzoni e un «Achrome» in tela cucita del 1960. Completano la mostra opere della collezione della galleria, realizzate da artisti italiani tra gli anni Cinquanta e Settanta.

Manzoni, «Achrome», 1960. Courtesy Mazzoleni London Torino

Jenny Dogliani, 15 ottobre 2020 | © Riproduzione riservata

Il 1958 da Mazzoleni | Jenny Dogliani

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