I viaggi interiori di Paolo Mussat Sartor

Alla Galleria Gracis una ventina di opere tratte dalle serie delle «Figure», delle «Rose», delle «Gambe», degli «Asimmetrici» e dei «Paesaggi»

«Autoritratto» (1989), di Paolo Mussat Sartor (particolare)
Anna Aglietta |  | Milano

Le opere di Paolo Mussat Sartor sono approdate a Milano per la sua prima personale nel capoluogo lombardo. La mostra «Inattese visioni», allestita nella Galleria Gracis fino al primo giugno, presenta una ventina di opere in medio e grande formato tratte dalle serie delle «Figure», delle «Rose», delle «Gambe», degli «Asimmetrici» e dei «Paesaggi» e realizzate tra il 1992 e 2005, in cui l’artista e fotografo interviene direttamente sulla carta fotografica con pitture a olio e pigmenti.

Fotografo e artista autodidatta, il torinese Mussat Sartor (1947) ha ricoperto un ruolo importante nella storia dell’arte moderna italiana, sin dagli inizi della sua carriera, nella seconda metà degli anni Sessanta, grazie anche alla collaborazione con il gallerista Gian Enzo Sperone. Le sue fotografie ci restituiscono una testimonianza preziosa dell’Arte povera e diventano esse stesse opere d’arte: Mussat Sartor realizza immagini dinamiche e creative che sanno cogliere la personalità degli artisti ritratti.

A partire dagli Ottanta, ispirato dall’ambiente culturale dell’epoca, Mussat decide di coniugare fotografia e arte creando immagini uniche e poetiche: nature morte, ritratti e paesaggi in cui l’artista cerca «di rendere visibile l’invisibile». L’osservatore è invitato a partecipare al suo viaggio interiore, a immergersi nelle sue visioni e a prendere parte alla sua ricerca costante del bello, dell’effimero e del fugace. Caratterizzato da spiragli di luce, scorci asimmetrici e frammenti onirici, in questo lavoro di ricerca Mussat Sartor cerca di ridefinire le potenzialità del mezzo fotografico.

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