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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliMadrid. Due conservatori del Museo del Prado, Manuela Mena, esperta mondiale di Goya, e José Manuel Matilla, a capo del dipartimento di Disegni e Stampe, stanno lavorando da cinque anni al catalogo ragionato dei disegni di Goya, frutto dell’accordo di collaborazione firmato nel 2014 dal museo madrileno e dalla Fundación Botín di Santander.
Il risultato si cristallizza nella pubblicazione del primo dei cinque volumi che riuniranno tutte le opere su carta dell’artista di Fuendetodos e nella mostra «Goya. Disegni. Solo la volontà mi resta (Solo la voluntad me sobra)» che espone dal 20 novembre al 16 febbraio al Prado un centinaio di opere del museo e di altre collezioni internazionali.
In mostra, in ordine cronologico, disegni rappresentativi di tutti gli aspetti della sua produzione, dal «Cuaderno italiano» agli album di Bordeaux, che permettono d’identificare i temi ricorrenti della sua opera e di confermare l’attualità del suo pensiero. Da quando è stato pubblicato il catalogo Gassier nel 1973, il numero di attribuzioni (circa un migliaio) è stato modificato, rendendo imprescindibile un aggiornamento.
Recentemente sono stati esclusi sei disegni: un ritratto del museo di Boston, due dell’Accademia di Saragozza, uno dell’Istituto Valencia de Don Juan, un altro di un collezionista privato e il «San Francesco Borgia» del Prado. Il museo, pero si rifà attribuendo a Goya un disegno preparatorio per «La prateria di San Isidro» e una lettera indirizzata al suo intimo amico Martín Zapater, che ha riacceso la diatriba sulla presunta omosessualità del pittore.
Uno dei disegni dal «Cuaderno italiano» di Goya, raffigurante una «Allegoria della Prudenza»
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