I magnifici 15 di Franco Noero, da Baumgarten a Vezzoli

Nell’Ala Scaligera della Rocca di Angera, per la quarta volta una galleria italiana propone una mostra scelta

Una veduta dell’allestimento della mostra «Oltre il buio», nell’Ala Scaligera della Rocca di Angera, in collaborazione con la Galleria Franco Noero, con un’opera di Robert Mapplethorpe e una di Lothar Baumgarten. © Andrea Rossetti. Cortesia Lothar Baumgarten Studio. © Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission
Ada Masoero |  | Angera (Va)

Per la quarta volta dal 2018, quando l’Ala Scaligera della Rocca di Angera, appena restaurata, si aprì all’arte contemporanea, i suoi spazi magnifici si riaprono, dal 17 aprile al 1 ottobre, per presentare una mostra realizzata in collaborazione con un’importante galleria italiana. Dopo le gallerie Massimo Minini, Lia Rumma, Continua, ora è la volta di Franco Noero, che presenta in mostra 15 suoi artisti.

Intitolato «Oltre il buio», e curato da Alberto Salvadori, il progetto riunisce opere di Lothar Baumgarten, Pablo Bronstein, Jason Dodge, Sam Falls, Lara Favaretto, Piero Gilardi, Henrik Håkansson, Mark Handforth, Jim Lambie, Jac Leirner, Robert Mapplethorpe, Mike Nelson, Henrik Olesen, Simon Starling, Francesco Vezzoli.

I loro lavori si confrontano con gli spazi di quest’ala (detta «scaligera» perché caratterizzata dai motivi decorativi con l’insegna della famiglia veronese dei della Scala, che Bernabò Visconti fece realizzare in onore della moglie, Regina della Scala), restaurata dai principi Vitaliano e Marina Borromeo Arese per farne il luogo espositivo dell’arte contemporanea, all’interno dei numerosi siti culturali e naturali della rete delle «Terre Borromeo», tutte affacciate sul Lago Maggiore, che comprendono l’Isola Bella e l’Isola Madre, il Parco Pallavicino a Stresa, il Parco del Mottarone, i Castelli di Cannero nell’Alto Verbano, oggi in restauro, e la Rocca di Angera, questa posta sul versante lombardo, con le sue sale storiche invase dalla luce riverberata dal Lago.

Nel comporre il percorso della mostra, Alberto Salvadori si è lasciato guidare proprio dal «divenire della percezione dell’uomo, che attraverso la luce ha scoperto la necessità di vedere qualcosa che non fosse solo il visibile naturale, bensì il visibile del nostro inconscio. Gli spazi di Angera oggi ci ripropongono questo straordinario divenire che ha favorito una forma di convivenza tra uomo e natura, tra uomo e arte».

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