I dipinti tattili di Summer Weath
Alla Fondazione Mudima dodici opere, tutte di grandi dimensioni e in parte inedite, dell’artista statunitense

Pittura, disegno, scultura intrecciate, e una commistione tra le arti (come si diceva un tempo) «maggiori» e «minori». Sono questi gli strumenti di cui si serve l’artista Summer Weath (nata a Oklahoma City nel 1977, vive a New York) per realizzare i suoi lavori, di cui sono protagoniste delle figure femminili stilizzate, solitarie o impegnate in attività collettive, sempre immerse in un reticolo di segni: una sorta di brusio visivo che collide volutamente con le stesure piatte di colori vividi e acidi, mai naturalistici ma sempre emozionali ed espressivi, con cui sono dipinte.
Dodici sue opere, tutte di grandi dimensioni e in parte inedite, sono esposte dal 9 giugno al 14 luglio alla Fondazione Mudima, nella mostra «Kiss and Tell», commentata in catalogo (Mudima) da Erin Dziedzic. Sono dipinti «tattili» quelli di Summer Weath, realizzati con una tecnica di sua invenzione, con cui spreme il colore acrilico sul verso della tela facendolo filtrare attraverso reti sottili e aiutandosi anche con le dita e con siringhe, raschietti, perfino accessori per decorare le torte, fino a conferire all’opera l’aspetto di un arazzo.
Alle spalle del suo lavoro c’è l’indagine sulle culture dei nativi americani e sulla loro visione del mondo, ma anche la conoscenza della storia dell’arte, antica e moderna. Grande l’attenzione al ruolo della donna, che nei suoi dipinti acquisisce una forte autorevolezza, evidenziata anche dalla fisicità imperiosa, mentre nella serie «Lovers» i due corpi, intrecciati, saturano l’intero spazio: in tutti, fuorché nel monumentale «Jelly Beans», dove figure gelatinose di bambini galleggiano intorno a loro.
Ovunque, intuizione ed esperienza vincono sulla ragione e sulla logica, in un universo in cui le relazioni tra le diverse componenti sono messe in discussione grazie alla lettura inedita data dall’artista.