Nella Casa Museo Boschi Di Stefano prosegue fino al 5 giugno la mostra (diffusa su più piani della palazzina progettata negli anni Venti da Piero Portaluppi) «L’invisibile. Valentino Vago - Silvio Wolf», a cura di Luca Pietro Nicoletti. In essa va in scena il felice confronto tra l’opera pittorica di Vago (1931-2018), nella rassegna «Figure e orizzonti», ricca di dipinti storici posti intorno ai cinque della collezione dei Boschi Di Stefano, e l’opera fotografica, di straordinaria forza poetica e concettuale, di Wolf (1952), nella personale «Prima del Tempo».
Percorsi diversi, i loro, per tecniche e materiali, ma accomunati, come scrive il curatore, «dal continuo rimando a una ricerca metafisica e contemplativa dello spazio e al dissolversi dell’immagine nella luce e nel colore». Un tema, questo, che Wolf declina da maestro nelle immagini astratte del ciclo «Orizzonti», vere vampate di luce realizzate con una tecnica sperimentale. Si tratta, infatti, d’immagini prefotografiche (di qui, il titolo) create direttamente dalla luce (senza che il fotografo possa averne alcun controllo) sul frammento iniziale della pellicola, prima ancora che registri la prima immagine.
Il solo Valentino Vago è, poi, il protagonista della mostra «Presenza», curata da Alberto Salvadori per la galleria M77, dove la rassegna proseguirà fino al 18 giugno. Il progetto, pensato per questi spazi, riunisce opere dagli anni Sessanta al 2010, suddivise tra i due grandi ambienti della galleria: al piano terreno un’installazione ambientale in cui la presenza della pittura si mette in gioco con lo spazio; al primo piano, una selezione di grandi opere dell’artista, che rileggono gli snodi salienti della sua ricerca, al cui centro si pone l’indagine sulla luce pura, nel tentativo di spingersi, attraverso la pittura, oltre la sfera del visibile.
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