Uno still dal film «Nosferatu» (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau. © Deutsche Kinemathek

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Uno still dal film «Nosferatu» (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau. © Deutsche Kinemathek

I 100 anni di Nosferatu

Nell’allestimento al Museo-Collezione Scharf-Gerstenberg di Berlino gli ispiratori del (e gli ispirati dal) celebre film di Murnau

Nel rapporto che lega la settima arte alle sue più vecchie sei sorelle, su tutte la pittura e poi anche l’architettura, soprattutto nei film dell’era del muto (1895-1927), è facile rintracciare, in termini iconografici, citazioni di opere d’arte del passato o anche del presente della pellicola stessa: basti pensare ai pressoché coevi architettura e cinema espressionisti nella Germania dei primi del Novecento. Un secolo fa, nel marzo 1922, il capolavoro gotico-horror di Friedrich Wilhelm Murnau, «Nosferatu, eine Symphonie des Grauens» (in italiano il film è noto col nome di «Nosferatu il vampiro»), esordiva nella spettacolare Marmorsaal (Sala dei marmi) allo Zoo di Berlino, subito divenendo leggenda.

Al primo secolo di vita di questo film, liberamente ispirato al Dracula di Bram Stoker (che sviluppa la figura già narrata da John William Polidori) poi rivisitato da Werner Herzog (con Klaus Kinski perfettamente calato nel ruolo del protagonista) il Museo-Collezione Scharf-Gerstenberg di Berlino dedica dal 16 dicembre al 23 aprile la mostra «Fantasmi della notte. 100 anni di Nosferatu».

Scopriamo così che le sue scenografie citano esplicitamente topoi della pittura tedesca romantica e molti motivi d’ispirazione surrealista, come volle subito rivendicare André Breton, e naturalmente espressionista, ricavati da opere di Caspar David Friedrich, Alfred Kubin, Stefan Eggeler e Franz Sedlacek, mentre l’iconografia dei personaggi della vicenda fa chiaramente riferimento alla fascinazione esercitata dai «Capricci» di Francisco Goya.

E se il Nosferatu di Murnau, nella celeberrima scena in cui la «creatura della notte» si staglia sul pennone della nave, sembra intagliato in una xilografia espressionista, in mostra e nel bel catalogo non mancano richiami ad altre «parentele» e suggestioni, da Füssli alla recente e struggente pellicola sul tema, «Solo gli amanti sopravvivono» (2013) di Jim Jarmusch.

Qui Tilda Swinton passa dalla cerea maschera della regina Elisabetta al febbricitante ed estenuato volto di Eve, che con l’amato Adam dà al vampiro il ruolo di malinconico e coltissimo outsider (come il loro amico Marlowe, il drammaturgo oscurato e forse saccheggiato da Shakespeare), alle prese con un mondo in cui i non morti bevitori di sangue non sono mostri bensì gli ultimi depositari di un sapere e di una passione ignoti ai veri zombi, i vivi.

Uno still dal film «Nosferatu» (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau. © Deutsche Kinemathek

Francesca Petretto, 14 dicembre 2022 | © Riproduzione riservata

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