«Mechanic», di William Kentridge (particolare)

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«Mechanic», di William Kentridge (particolare)

Gstaad palcoscenico di Kentridge

Nella meta del turismo invernale di lusso arrivano le sculture e gli arazzi dell’artista sudafricano, reduce da una straordinaria antologica alla Royal Academy

A pochi giorni dalla conclusione (l’11 dicembre) della grande mostra di William Kentridge alla Royal Academy di Londra, Hauser & Wirth presenta dal 17 dicembre (con preview il 16), assieme a Goodman Gallery, la sua personale «Singer Solo» a Gstaad, in Svizzera.

Due sono le sedi dell’esposizione (visibile fino al 5 febbraio). Nei giardini del turrito Gstaad Palace si possono ammirare le due grandi sculture di bronzo «Her», 2022, e «Cape Silver», 2018, in dialogo con un’altra sua scultura già presente.

Tutte, sono versioni di ben maggiori dimensioni dei «Glyph», le piccole sculture che rappresentano per Kentridge (nato nel 1955 a Johannesburg, Sudafrica, dove vive e lavora), una sorta di vocabolario di segni tratti dal paesaggio domestico, come la caffettiera, la cinepresa, la clessidra o altri oggetti del quotidiano che ricorrono nel suo lavoro: «parole e frasi non dette, inarticolate o incerte», li definisce lui, mentre invita l’osservatore a nominarli, facendosi «complice» in questo processo di significazione.

E proprio un gruppo di 40 piccoli bronzi della serie dei «Glyph», intitolati «Cursive», va in scena in contemporanea nello spazio espositivo Tarmak22, nello Gstaad Saanen Airport, insieme all’installazione sonora «Singer Solo», 2022, che dà il titolo alla mostra, e a una serie di bronzi di medie dimensioni, fra le quali due versioni, minori per taglia, di «Her» e «Cap Silver», le sculture che allo Gstaad Palace s’impongono con i loro tre metri abbondanti d’altezza.

Tutta la mostra, infatti, si propone come un dispositivo teso a riflettere sullo scarto di scala e sui suoi effetti sulla percezione, oltre che sul passaggio dalla bidimensionalità dei disegni e delle forme ritagliate alla tridimensionalità della scultura. In mostra figurano poi tre grandi arazzi di mohair, realizzati su suo disegno da una manifattura di Johannesburg, in cui le silhouette delle figure, tratte da sagome tagliate con il laser, sono tracciate sullo sfondo di mappe della Cina, mentre nel gigantesco trittico «Weigh All Tears», 2021 (sei metri di base), le silhouette si muovono, come in processione, su carte e documenti d’archivio africani.

«Mechanic», di William Kentridge (particolare)

Ada Masoero, 16 dicembre 2022 | © Riproduzione riservata

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Gstaad palcoscenico di Kentridge | Ada Masoero

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