Goncharova, amazzone selvaggia
A Palazzo Strozzi un allestimento in collaborazione con la Tate Modern

Dopo una performer contemporanea, Marina Abramovic, Palazzo Strozzi fa un salto a ritroso, nelle avanguardie storiche, con «Natalia Goncharova. Una vita all’avanguardia» (dal 28 settembre al 12 gennaio) a cura di Ludovica Sebregondi, Fondazione Palazzo Strozzi, Matthew Gale e Natalia Sidlina, curatori della retrospettiva alla Tate Modern dedicata all’artista russa (quindi in collaborazione col museo inglese, ma con alcune specificità rispetto alla mostra londinese).
«È selvaggia e selvatica, scriveva di lei la poetessa Marina Cvetaeva, dalla selvaggia che è in lei viene la gioia, dalla selvatica la timidezza». Nata nel 1881, austera e riservata, moglie di Mikhail Larionov (un sodalizio artistico che prosegue negli anni a Parigi, dove morirà nel 1962) la Goncharova è pittrice spregiudicata (sequestrati nel 1910 alcuni suoi nudi femminili esposti alla mostra «Società di Libera Estetica», tra
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