«Gravity and Grace» (2010) di El Anatsui. © Collezione dell’artista, Nsukka, Nigeria, Courtesy Jack Shainman Gallery, New York

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«Gravity and Grace» (2010) di El Anatsui. © Collezione dell’artista, Nsukka, Nigeria, Courtesy Jack Shainman Gallery, New York

Globale e Triumphale

El Anatsui alla Haus der Kunst

Una mostra colossale, come annunciato dal titolo, di sculture e spazi sovradimensionati, in un matrimonio perfetto fra nuovo e preesistente, è «El Anatsui. Triumphale Größe» che dall’8 marzo al 28 luglio è ospitata alla Haus der Kunst, uno dei musei più grandiosi e insieme controversi della Germania.

Protagoniste sono le opere dell’artista ghanese (1944), forse il più famoso scultore africano del momento. L’intera ala Est dell’edificio è dedicata ai lavori di cinquant’anni di attività, il cui filo conduttore è costituito dalle dimensioni monumentali: dalle opere dell’ultimo ventennio coi tappi di bottiglia a corona esposte anche alla Biennale di Venezia, che gli conferì nel 2015 il Leone d’Oro alla carriera, si torna indietro alle sculture in legno e ai rilievi murali (anni ‘70-90), accanto alle ceramiche di fine anni Settanta, ai disegni, ai libri e alle stampe.

La Casa dell’Arte (Haus der Kunst) non poteva dare migliore accoglienza spaziale, e ideale, a un ospite che per contro fa di tutto per ricambiarne costruttivamente il dono: se da un lato Anatsui si è impegnato a creare delle nuove opere ad hoc per la sede espositiva bavarese (la più attesa delle quali è una esterna, sulla facciata Sud dell’edificio neoclassico) dall’altro non tradisce, giocando sapientemente col genius loci, i principi della propria arte, ispirata da una costante sperimentazione estetica e mossa da grande, colorata energia creativa.

Il suo lavoro è esemplare di una continua ricerca di modelli alternativi alla prassi artistica del momento, che sfidano alcuni fondamenti della modernità: quelli che chiama «autonomia artistica» e «purezza estetica a tutti i costi». Non è una rivendicazione di alterità africana rispetto all’Occidente privilegiato, né c’è la volontà di contrapporvisi; al contrario, è la convinzione che ovunque nel mondo possa sorgere l’Arte, in Ghana come a Monaco, e in qualsiasi momento, perché l’arte contemporanea è globale e in continua espansione.

Con parole sue: «L’arte può sorgere da qualsiasi situazione specifica. Perciò penso che gli artisti dovrebbero imparare a lavorare meglio con quello che l’ambiente di volta in volta offre loro». Dovrebbe essere l’ultima curatela a Monaco di un molto osteggiato Okwui Enwezor, che lascia ufficialmente la direzione della Haus der Kunst «per motivi di salute»: con questa il critico d’arte nigeriano è davvero riuscito a mettere a segno un colpo da maestro, nell’ex tempio hitleriano della «pura arte tedesca».

«Gravity and Grace» (2010) di El Anatsui. © Collezione dell’artista, Nsukka, Nigeria, Courtesy Jack Shainman Gallery, New York

Francesca Petretto, 07 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

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