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La loro prima personale in Italia apre la stagione autunnale della Fondazione Maramotti
- Stefano Luppi
- 17 ottobre 2021
- 00’minuti di lettura


Tarwuk, «Tuzni Rudar», 2018 (particolare). © TARWUK
Gli strati di cambiamento dei croati Tarwuk
La loro prima personale in Italia apre la stagione autunnale della Fondazione Maramotti
- Stefano Luppi
- 17 ottobre 2021
- 00’minuti di lettura
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliI croati di base a New York «Tarwuk», un’analisi collettiva riguardante il luogo creativo per eccellenza, «la bottega» artistica, con la rassegna «Studio Visit. Pratiche e pensieri intorno a dieci studi d’artista» e la performance «Peeping Tom | La Visita» realizzata in collaborazione con i Teatri di Reggio, prevista il 4-7 novembre e annunciata come una visita surreale e coinvolgente tra le opere esposte. È particolarmente ricco il cartellone espositivo della Collezione Achille Maramotti, nata dalla raccolta artistica del fondatore del brand Max Mara.
«Ante mare et terras», dal 17 ottobre al 20 febbraio, è la prima mostra personale in Italia di Tarwuk, duo composto da Bruno Pogacnik Tremow e Ivana Vukšic, entrambi nati nel 1981: si sostanzia attraverso quattro sculture di ampie dimensioni e una serie di disegni dedicati alla figurazione umana, alla fluidità dei corpi e alle identità che si possono sviluppare. In particolare, accanto a disegni realizzati nel 2020 e caratterizzati da presenze oniriche con echi nel Secessionismo viennese, al centro della scena c’è la serie scultorea «Tužni Rudar» del 2018, legata per l’appunto ai cambiamenti dell’identità evidenti nelle stratificazioni determinate da frammenti di materiali eterogenei.
«Studio Visit», nelle stesse date, affianca dieci artisti già presenti nella collezione reggiana che hanno accolto l’invito a raccontare e presentare la loro idea di studio: Andy Cross, Benjamin Degen, Matthew Day Jackson, Mark Manders, Enoc Perez, Luisa Rabbia, Daniel Rich, Tom Sachs, Bruno Pogačnik Tremow e Ivana Vukšić, Barry X Ball. Ognuno di essi ha immaginato ovviamente in maniera personale questo luogo di creazione privato e l’excursus sulle factory è introdotto dall’opera «Sineddoche» (1976) di Parmiggiani.
Prosegue intanto fino al 31 dicembre «Show Case. L’archivio esposto», un percorso alternativo e temporaneo del percorso permanente del museo reggiano. In alcuni spazi appositi nei due piani dell’esposizione sono collocati materiali d’archivio che richiamano i «panorami» artistici dell’Italia dei Sessanta e Settanta e di New York nei due decenni seguenti: la curatrice della Maramotti Sara Piccinini ha scelto lavori di Alighiero Boetti, Eric Fischl, Ellen Gallagher, Eliseo Mattiacci, Mario Schifano, Julian Schnabel, Cesare Tacchi.
Sempre a fine anno terminerà inoltre il semestre di residenza d’artista in Italia di Emma Talbot, vincitrice nello scorso giugno dell’ottava edizione del Max Mara Art Prize for Women realizzato in collaborazione con Whitechapel Gallery di Londra: l’artista esplora i temi del potere e della rappresentazione della figura femminile.

Tarwuk, «Tuzni Rudar», 2018 (particolare). © TARWUK