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Gli italiani alla corte di Spagna

Alle Scuderie del Quirinale la prima mostra firmata Ales

Risale al 1630 il primo soggiorno a Roma di Diego Velázquez, dopo un viaggio di un anno in Italia al fine di ricercare (ma anche studiare) opere d’arte per conto della corona asburgica di Spagna. Il cardinale Francesco Barberini lo fa ospitare in Vaticano, e fa in modo che possa studiare indisturbato nella Cappella Sistina e nelle Stanze di Raffaello. A Roma il pittore guarderà anche all’arte a lui contemporanea, alle opere caravaggesche conservate nelle chiese e nelle collezioni private, e dopo un anno, quando riprende il suo posto alla corte madrilena, avrà inizio la sua vera ascesa. Nel Seicento le opere di molti artisti operanti in Italia entrano nelle raccolte reali spagnole, grazie ai doni di governanti e ad altre occasioni, anche dovute alla posizione della Spagna nello scacchiere politico europeo e ai suoi domini in Italia: il Viceregno di Napoli e lo Stato di Milano in Italia.

Alle Scuderie del Quirinale, dal 14 aprile al 30 luglio, è aperta la mostra «Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle Collezioni reali di Spagna» (catalogo Skira), curata da Gonzalo Redín Michaus, che ha selezionato una cinquantina di lavori, con una produzione del Mibact tramite la sua società inhouse Ales (cfr. box a fianco).

La mostra si è già tenuta nel 2016 a Madrid, nel Palazzo Reale, commissionata dallo Stato a Redín Michaus, che aveva ritrovato, negli stessi regi locali, una scenografica «Conversione di Saulo» (1621 ca), esposta anche a Roma, attribuita a Guido Reni in seguito a uno studio poi pubblicato in «The Burligton Magazine» nel 2013. Nel catalogo le opere, tra cui una ventina di inediti, sono state studiate da specialisti che hanno ricostruito una fitta rete di scambi tra l’Italia e la Spagna, Per esempio, Filippo IV aveva fatto decorare il Palacio del Buen Retiro con opere romane e napoletane; il conte di Monterrey, ambasciatore a Roma e vicerè di Napoli, commissionò molte opere in Italia nella prima metà del secolo. Le opere, anche quelle in mostre a Roma, appartengono al fondo tutelato dal Patrimonio Nacional, istituzione nata nel 1865, quando la regina Isabella II vincolò le collezioni di famiglia allo Stato.

Tra queste, figura anche il grande dipinto di Velázquez «Giacobbe riceve la tunica di Giuseppe» (1630). Altri spagnoli compirono viaggi di studio nel nostro Paese, come Jusepe de Ribera, che passò la maggior parte della sua vita a Napoli, rappresentato in mostra da cinque capolavori, tra cui «Giacobbe e il gregge di Labano». Diversi pittori italiani invece lavorarono alla corte madrilena, tra i quali il partenopeo Luca Giordano, attivo in Spagna per un decennio. Tra le opere in mostra spiccano inoltre «Lot e le figlie» di Guercino, tra i doni fatti dal principe Ludovisi al fine di garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino; il Crocifisso bronzeo di Gian Lorenzo Bernini, prestato dal Monastero di San Lorenzo dell’Escorial, dove è di rado accessibile al pubblico. Infine un dipinto di Caravaggio, «Salomè con la testa del Battista», assente nella mostra monografica alle Scuderie nel 2010.
 

Francesca Romana Miorelli, 09 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Gli italiani alla corte di Spagna | Francesca Romana Miorelli

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