Gli enigmatici personaggi dei riti di Wael Shawky
La galleria Lia Rumma ospita un’opera filmica dell’artista egiziano, in una cornice di figure architettoniche, con un gruppo di dipinti e una serie di opere su carta

Il grembo da cui prende vita la personale di Wael Shawky allestita da Lia Rumma fino al 29 luglio è l’opera filmica «I Am Hymns of the New Temples», che dà anche il titolo alla mostra. Il film, con il quale l’artista nato ad Alessandria d’Egitto nel 1971 ha vinto il Bando Pac-Piano per l’arte contemporanea 2020 del MiC, è stato presentato in anteprima mondiale il 12 maggio scorso nel Piccolo Odeion del Parco Archeologico di Pompei ed è stato girato nel Parco nell’estate 2022 nel contesto di «Pompeii Commitment. Materie archeologiche», progetto a lungo termine per il contemporaneo.
Per mettere in scena, minando la tradizione eurocentrica, una nuova narrazione dei miti cosmogonici fioriti nell’antichità sulle opposte rive del Mediterraneo, il film si nutre dell’unicità di questo sito, luogo reale ma anche luogo dell’immaginario collettivo sin da quando fu portato alla luce. A Pompei, del resto, città di traffici e commerci, rimangono tracce evidenti del sincretismo culturale e religioso che vigeva nell’Impero Romano.
Una sorta di rito misterico, vertiginoso e perturbante è presentato da Shawky nel suo film, dove personaggi enigmatici, che indossano maschere di ceramica e cartapesta da lui realizzate, narrano la nascita del mondo e la sua distruzione e poi la sua rinascita, in un ciclo senza fine, intrecciando miti greci ed egizi.
Accanto, nelle nicchie rosso pompeiano, urne e anfore sormontate da volti e frammenti architettonici evocano un mondo immaginario, primordiale e perduto, mentre al piano superiore le maschere misteriose del film sono accostate a dipinti non meno ermetici. Infine, all’ultimo livello, con alcuni lavori su carta, vanno in scena le opere spettacolari realizzate per Shawky da Berengo Studio, Venezia.