Gli anni romani di Mattia Preti a bottega da Gregorio
I rapporti tra il pittore calabrese e suo fratello analizzati in una mostra a Palazzo Barberini

Roma. È grazie al finanziamento dello studio legale Dentos (che ha festeggiato così i suoi tre anni in Italia) e a un restauratore esperto di Mattia Preti come Giuseppe Mantella, da anni all’opera sulle sue pitture a Malta e in Calabria, se oggi godiamo appieno della tanto affollata quanto enigmatica «Allegoria dei Cinque sensi» eseguita da Mattia insieme al fratello Gregorio, di dieci anni più vecchio di lui.
La grande tela di sapore caravaggesco (170 x 336 cm), conservata al Circolo Ufficiali delle Forze Armate nella Palazzina Savorgnan, finalmente e per la prima volta torna fruibile a tutti, esposta nella sua sede naturale di Palazzo Barberini. Ed è bello ritrovarla dopo l’interessante studio di Luca Calenne del 2016 sugli inizi romani di Mattia, «terzo fra i geni pittorici del Seicento italiano» come lo definì Roberto Longhi, in particolare proprio su questo dipinto datato ai primi anni
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