Giardini di Limoni

Giancarlo Limoni, «Dentro il paesaggio. Giardino ad Agra», 2000
Federico Castelli Gattinara |

Roma. «Non è stato facile né scegliere i dipinti né allestirli», spiega il curatore Lorenzo Canova riferendosi alle 21 opere di Giancarlo Limoni della retrospettiva «Il Giardino del tempo» che stasera inaugura al Padiglione 9A di Macro Testaccio. Padiglione, come tutti gli altri, costruiti alla fine dell’Ottocento per la macellazione delle carni, affascinante ma complicato per le mostre, essendo praticamente un ambiente unico, rettangolare, di circa mille metri quadri.

Fino al 17 settembre chi ama la pittura-pittura può venirsi a godere queste grandi tele alla fine ottimamente scelte e allestite, datate dai primi anni Ottanta a oggi. «È nel suo DNA, la pittura gli scorre nel sangue: Giancarlo Limoni ha dipinto, dipinge e dipingerà», spiega Fabio Sargentini, suo amico e gallerista da oltre trent’anni, cioè da quando ha scoperto Limoni nel suo studio all’ex Pastificio Cerere invitandolo
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