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Dumb Type, «Viaggio». Foto: © Kazuo Fukunaga

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Dumb Type, «Viaggio». Foto: © Kazuo Fukunaga

Giappone nel limbo

Il collettivo nipponico Dumb Type al Centre Pompidou-Metz

Luana De Micco

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La prima monografica in Francia del collettivo di artisti giapponesi Dumb Type si tiene nella filiale di Metz del Centre Pompidou dal 20 gennaio al 14 maggio. Il movimento è stato fondato nel 1984 da una quindicina di studenti (videomaker, artisti visivi, grafici) del Kyoto City Art College. Le sue figure centrali sono Teiji Furuhashi, Ryoji Ikeda e Shiro Takatani.

«Dumb» significa «stupido» ma anche «muto». E a proposito del nome, Furuhashi, morto nel 1995, aveva spiegato che fa riferimento alle trasformazioni della società giapponese degli anni Ottanta, una società superficiale e del consumo, dove la tecnologia la fa da padrona e «ogni individuo è sommerso d’informazioni ma non è cosciente di niente». Ne è nata una forma d’arte sperimentale e ibrida, che mescola perfomance e introspezione sensoriale e multimediale.

La mostra di Metz, realizzata in collaborazione con il Mot-Museum of Contemporary Art di Tokyo, allestisce cinque grandi installazioni audiovisive «immersive» del Dumb Type. Una, inedita, raccoglie alcune grandi performance di Teiji Furuhashi, tra cui «PH» (come «Potential Heaven/Hell»), dei primi anni Novanta, una critica della società giapponese che, secondo l’artista, vive in una «via di mezzo», una specie di limbo, e «S/N» (come «Signal/Noise») del 1994, anno in cui Furuhashi rivelava la sua sieropositivà, e che riflette sulla propagazione del virus Hiv proiettando parole e frasi shock come «sogno che il mio genere sparisca».

Dumb Type, «Viaggio». Foto: © Kazuo Fukunaga

Luana De Micco, 19 gennaio 2018 | © Riproduzione riservata

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