Il salone al primo piano della Scuola Grande della Misericordia, in gestione a Valorizzazioni Culturali

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Il salone al primo piano della Scuola Grande della Misericordia, in gestione a Valorizzazioni Culturali

Gestire e valorizzare il patrimonio artistico: il caso di Valorizzazioni Culturali

Veronica Rodenigo

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Venezia. «Il nostro passato, il vostro futuro: la valorizzazione del nostro patrimonio artistico-culturale» è il titolo del convegno in programma sabato 29 ottobre a partire dalle ore 14 presso Palazzo Flangini.
Organizzato dalla Camera di Commercio Italiana a Londra e dalla società Valorizzazioni Culturali, l’incontro pone a confronto metodologie e buone pratiche nell’ambito del recupero di immobili storici e siti industriali riunendo relatori internazionali e completando il quadro attraverso una mostra dedicata a casi di successo.

Una riflessione che si prefigge di travalicare l’orizzonte nazionale ma organizzata in un contesto, quello veneziano, dove ricettività e commercio rivolti a un turismo sempre più mordi e fuggi sembrano essere le principali destinazioni d’uso (si veda il Fondaco dei Tedeschi, trasformato in centro commerciale di lusso o l’ex sede della compagnia di navigazione Tirrenia, alle Zattere, dov’è attivo il cantiere per un nuovo albergo).
Un contesto in cui a fronte della crisi da parte del pubblico nella gestione dei palazzi storici (esemplare è il caso di Palazzo Grimani, afferente al Polo museale veneziano, il cui orario di visita è stato drasticamente circoscritto al solo fine settimana) si registra, in corrispondenza delle Biennali Arte e Architettura, un proliferare di eventi temporanei con il consolidamento di società atte a fare da tramite organizzativo, gestionale e di consulenza per far fronte alla domanda di spazi. Un tema che da solo meriterebbe un approfondimento su attori in gioco (pubblici e privati) e indotto.

Abbiamo chiesto a Filippo Perissinotto da tre anni alla guida di Valorizzazioni il suo punto di vista sulla situazione lagunare nonché di presentarci, in generale, la sua attività. La società, con sede a Venezia, Milano e Londra, funge sia da consulente culturale che da real estate developer e ha da poco creato una investment company. In tutto 30 immobili in gestione sul territorio nazionale (di cui la metà a Venezia); oltre 100 eventi nell’ultimo triennio e un 92% di clientela straniera.

Quando è nata e di che cosa si occupa nello specifico Valorizzazioni Culturali?
Ci occupiamo della valorizzazione di immobili storici destinati a cultura ed eventi. Noi facciamo imprenditoria culturale con lo scopo d’una tutela attiva dei beni per creare movimenti economici attorno ad essi. L’immobile storico può considerarsi un asset class.
Come gruppo, Valorizzazioni Culturali nasce in questi ultimi tre anni, ma costituisce la mia attività professionale da oltre dieci in riferimento all’esperienza come consulente per investitori privati e pubblico-istituzionali nello sviluppo e gestione di progetti all’interno di immobili storici. Oggi abbiamo raggiunto quasi 30 beni in gestioni in tutta Italia. Manteniamo una posizione preminente nelle città in cui abbiamo le due sedi principali cioè Venezia e Milano e il sistema di gestione è organizzato secondo una logica di filiera. Ossia: ho in gestione il bene attraverso la nostra management company, Valorizzazioni, il quale viene animato con progetti ed eventi gestiti e promossi attraverso la nostra agenzia, Art Events. Ogni immobile per noi è un progetto a cui diamo un’anima e anche una locazione all’interno del mercato.
Nel caso veneziano mi riferisco ovviamente a quanto legato alla Biennale come i padiglioni esterni delle partecipazioni nazionali o agli eventi collaterali. A Milano invece design e moda risultano predominanti.
Lo scorso anno abbiamo inoltre creato, accanto alla management company, una investment company, una società d’investimento per far sì che il bene non ci sia solo dato in concessione o in affitto in maniera da lavorarvi per un lungo periodo (ragionare con una proiezione media di 10 anni è conditio sine qua non). Lo scopo è poter intervenire anche a livello patrimoniale con l’acquisizione oppure con un investimento di denaro per beni che necessitino di restauro. Un esempio potrebbe essere il project financing applicato alla cultura nel quale, in alcuni casi, siamo anche coinvolti in prima persona.

Qual è stata la tendenza negli ultimi anni a Venezia?
A Venezia la richiesta è in crescita costante, mi permetterei di definirla quasi vorticosa in corrispondenza della Biennale Arte (nel 2015 sono stati 44 i collaterali ufficiali e 89 le partecipazioni nazionali di cui 29 extra Arsenale e Giardini. Per la mostra di Architettura 2016: 20 collaterali e 61 partecipazioni nazionali, Ndr)

Quale differenza tra Arte e Architettura?

Per la Biennale di Architettura si registra una costante nel numero degli eventi ma con piccole progressioni in merito al giro di affari e di investimenti.
L’Arte rende oltre il doppio rispetto all’Architettura e lo scarto nel semestre fuori Biennale si percepisce notevolmente.
In merito all’indotto qui è molto importante il potenziale radicamento di Fondazioni. Noi cerchiamo sempre di trasformare i clienti in investitori. Per realizzare progetti al di fuori del semestre biennalesco e garantirne una continuità è però necessario avere il controllo dell’immobile (in gestione, in affitto se non la proprietà) per un arco di tempo pluriennale.

Alcuni esempi di beni attualmente da voi gestiti?
Se parliamo di un bene istituzionale di proprietà privata a Venezia, citiamo la Casa dei Tre Oci. Non è una nostra gestione, ci tengo a specificarlo, noi ci relazioniamo in un rapporto di collaborazione ma ci teniamo moltissimo. In un momento in cui a Venezia non si riescono a creare flussi di turismo alternativo i Tre Oci rappresenta un esempio di decentramento, sull’isola della Giudecca.

L’investment company è aperta anche ad altre partecipazioni?

Sì, è la parte della nostra filiera che è aperta anche a privati che vedono l’immobile storico a destinazione culturale come asset class
Inoltre con Sincloc (Sistema Iniziative Locali, società di consulenza) abbiamo sviluppato una partnership scegliendola come advisor per l’iter di due diligence.
Abbiamo scoperto, facendo una ricerca comparata, di essere il primo gruppo in Italia a svolgere questa attività e con il maggior numero di asset in gestione. Abbiamo faticato a trovare tre competitor in Europa. Questo significa un bel compito come apripista. La nostra convinzione è che si tratti di un settore di nicchia per il quale però vale la pena insistere. La nostra ricetta è provare a farlo con il turismo culturale, non solo nei grandi centri.
Ad esempio ultimamente ci stiamo occupando anche di una campagna di crowdfunding per un piccolo borgo d’Italia (Roccascalegna, in Abruzzo) con una destinazione non ricettiva, come generalmente accade, bensì per eventi e manifestazioni che portino alla riscoperta del sito.

Due esempi concreti: bene pubblico e bene privato. Come si rapporta con queste due diverse realtà Valorizzazioni?
Il metodo di lavoro è radicalmente diverso per i due casi.
Quando gli immobili sono dei privati, nulla osta che possano essere da noi acquisiti prima di essere gestiti. Quando sono di proprietà pubblica, pur ricevendo molte chiamate da parte di enti pubblici che chiedono la dismissione del bene, noi lo sconsigliamo, lo teniamo come estrema ratio. Noi ci poniamo in antitesi a questo meccanismo: vorremmo offrire un progetto di valorizzazione per il bene pubblico dandogli un senso economico per evitare che sia venduto.
Nella relazione normale con un ente pubblico comunque noi possiamo collaborare sia per la realizzazione di un progetto culturale sia per la gestione del bene stesso. Questa seconda forma per noi è preminente e si esplicita nella gara per affidamento. Spesse volte si tratta d’immobili che hanno già provato ad avere diverse destinazioni senza trovarne una specifica.

L’ente pubblico quali proventi ha?
Un canone di affitto anche se il dato importante è che spesso si tratta di beni non utilizzati o abbandonati.

Infine qual è il rapporto con Londra?
Premetto che abbiamo ricevuto due proposte di internazionalizzazione del nostro lavoro per spostare le nostre attività, anziché gestire solo asset in Italia per clienti stranieri (ricordo che il 100% dei nostri beni è nella Penisola e che il 92% dei nostri clienti ha provenienza estera). Le stiamo studiando, si tratta di due realtà extraeuropee.
Il rapporto con Londra vuole andare incontro a questo 92% creando una presenza costante anche attraverso incontri seminariali e conferenze Nelle relazioni con le istituzione italiane abbiamo trovato una realtà molto operativa nella Camera di Commercio Italiana a Londra (che vanta più di 500 aziende) tanto che vi abbiamo trasferito la nostra sede temporanea.

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Veronica Rodenigo, 28 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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