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Francesco Arcangeli maestro indimenticabile

Per i suoi allievi, tra gli altri Claudio Spadoni, Massimo Ferretti, Vera Fortunati e Vittorio Sgarbi, Francesco Arcangeli è una sorta di «lume» lungo la via dell’insegnamento

Stefano Luppi

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Per tanti altri è uno studioso che ha lasciato un segno indelebile nella storia della critica d’arte grazie a numerosi scritti e mostre, tra le quali resta indimenticata «Natura ed espressione nell’arte bolognese-emiliana». Quest’ultimo è stato il punto finale di una carriera che si era costruita a mano a mano, a partire dal 1941, epoca dell’insegnamento al liceo Minghetti di Bologna, per poi proseguire come assistente di Roberto Longhi all’Alma Mater e ancora, dal 1960, come direttore della Galleria d’arte moderna di Bologna. Ma la crescita professionale avviene nel 1967 quando Arcangeli vince il concorso universitario, ereditando così la cattedra del suo maestro Longhi.

Ecco dunque che, probabilmente, per conoscere il vero Arcangeli occorrerebbe aver frequentato quelle, ormai storiche, lezioni degli anni finali della sua vita, del periodo 1967-70. Assisteva a quei corsi Vera Fortunati, già docente di Storia dell’arte moderna a Bologna che oggi, insieme a Vanessa Pietrantonio, cura proprio la prima pubblicazione di quelle discussioni universitarie. I due tomi sono intitolati Corpo, azione, sentimento, fantasia e ben riassumono quella definizione di «appassionate esplorazioni» con cui aveva definito quegli incontri con gli studenti un’altra allieva di Longhi come Mina Gregori, a introduzione della mostra «Dal Romanticismo all’informale. Omaggio a Francesco Arcangeli», curata da Claudio Spadoni  (Ravenna, 2006). Il filo conduttore che tiene insieme questi scritti lo traccia lo stesso Arcangeli introducendo il corso 1967-68: «Si ripercorre una lunga strada che, dalla lontana radice romanica porta, per risorgive variate e per nodi capitali, da Wiligelmo almeno fino al Crespi; e che, io credo, prosegue fino al nostro secolo, fino a ieri».

Arcangeli si riferiva a Giorgio Morandi del quale scrisse nel 1962 una biografia che lo portò a rompere i rapporti con l’amico pittore. Ma le pagine sono tutte da leggere, in particolare sono fulgide quelle dedicate a Wiligelmo, a Giuseppe Maria Crespi e appunto a Morandi. E proprio il passaggio dal Settecento al Novecento, da Crespi al bolognese attraverso Goya, Turner, Friedrich, Monet, Cézanne, è forse quanto di più importante ci ha lasciato questa serie di lezioni di estremo valore.

Francesco Arcangeli.
Corpo, azione, sentimento, fantasia.
Lezioni 1967-1970
a cura di Vanessa Pietrantonio
2 tomi, 336 pp. e 272 pp., ill.
il Mulino, Bologna 2016
€ 48,00

Stefano Luppi, 10 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Francesco Arcangeli maestro indimenticabile | Stefano Luppi

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