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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliAntonia Byatt nelle sue opere più note, come Possessione (1990) e Angeli e insetti (1992) analizza acutamente il mondo iconografico in cui si muovono le vicende di cui narra. Appassionata della stagione ricchissima tra Simbolismo e Modernità, che in tutta Europa venne indicato come stile «nuovo» e «moderno», oppure «giovane», la scrittrice inglese in questo volume riccamente illustrato fa i conti con due maestri della creazione, sospesi tra Natura e Cultura, tra l’immediatezza del ritrarre la vita animale e vegetale, e la capacità acutissima di rivisitazione di quei dati come meccanismo di decorazione.
Il pavone, animale totemico di quella ricchissima stagione, è simbolo araldico della creatività del maestro spagnolo Mariano Fortuny, che a Venezia trovò la perfetta dimora della propria immaginazione, celebrata da Proust nella Recherche. Altrettanto perfetta la simbiosi che William Morris seppe trovare a Kelmscott, nella sua mansion di campagna, lontana dai detestati fumi della città, con le innumeri piante che vivevano nel luogo.
Il bestiario del sogno e della realtà intreccia danze complesse: l’autrice le individua in filigrana nelle esistenze di due autori a lei cari, che nella dimensione artigianale trovarono il loro prestigio.
Pavone e rampicante. Vita e arte di Mariano Fortuny e William Morris, di A.S. Byatt, traduzione di Anna Nadotti e Fausto Galuzzi, 176 pp., Einaudi, Torino 2017, € 32,00

La copertina del volume
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