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Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Fabrizio Palenzona © FondCrtArte ph PEROTTINO

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Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Fabrizio Palenzona © FondCrtArte ph PEROTTINO

Fondazione CRT, quattro anni in sei parole

Un milione di euro per incrementare la collezione, nuovi premi ad Artissima e ad ARCOmadrid, mostre, libri, formazione, opere d’arte pubblica, sostegno a grandi eventi e molto altro ancora. Il programma del mandato di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

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Jenny Dogliani

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Sei parole, semplici ed evocative, capaci di contenere da un lato le radici della propria storia e del proprio patrimonio e dall’altro i temi, gli obiettivi e le strategie per continuare a crescere nel futuro, in particolare nei prossimi quattro anni. Questo l’approccio con cui Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, neo presidente in carica dallo scorso luglio, ha strutturato il programma 2024-27 della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, illustrato oggi 27 febbraio alle Ogr di Torino. Una presentazione che il presidente della Fondazione CRT, Fabrizio Palenzona, ha voluto tenere personalmente a battesimo: «La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT è già oggi, ma vorremmo che fosse sempre di più, un laboratorio di idee e di stimoli, il cuore di un delle tante anime di Torino e del Piemonte, quella della cultura», ha affermato. Un’istituzione di riferimento nel mondo dell’arte che compirà un quarto di secolo nel 2025, suggellando l’importante percorso tracciato durante i precedenti mandati di Giovanni Ferrero, Fulvio Gianaria, Anna Ferrino e Luisa Papotti.

«Ventiquattro anni fa la Fondazione ha concepito e attivato un modello unico, dando inizio a un dialogo virtuoso tra pubblico e privato, ha ricordato Patrizia Sandretto. In un’ottica di continuità, ciò che mi preme oggi è mettere al centro la vocazione sperimentale di quel modello, ampliandola con una serie di progettualità all’altezza delle ambizioni della città e della regione. Sono certa che l’arte contemporanea rappresenti un punto di incrocio tra diversi ambiti culturali, in una prospettiva transdisciplinare e multiculturale». Ma andiamo con ordine e ripercorriamo in sei parole i sei capisaldi di un programma che non ha paura di guardare lontano.

La prima parola è Collezione. 930 opere di 300 artiste e artisti per un investimento totale di 41 milioni di euro. Uno dei più grandi patrimoni privati destinati alla fruizione pubblica, con importanti opere in comodato alla Gam e al Castello di Rivoli, i cui neodirettori, Chiara Bertola e Francesco Manacorda, insieme a un prestigioso comitato scientifico (Rudi Fuchs, Hans Ulrich Obrist, Susanne Pfeffer, Suhanaya Raffel, Manuel Segade Lodeiro e Vicente Todoli), indirizzeranno le nuove acquisizioni finanziate nel 2024 con 1 milione di euro (+50% rispetto al 2023). Oltre alle nuove acquisizioni e a una grande pubblicazione monografica in uscita nel 2025, la collezione sarà valorizzata con rilevanti mostre. Solo per citarne un paio, a Torino il prossimo maggio il nucleo fotografico sarà esposto al Castello di Rivoli, alla Gam e alle Ogr in concomitanza con la prima edizione del festival di fotografia Exposed. A Parigi il prossimo autunno il nucleo dell’Arte povera andrà in prestito alla grande mostra curata da Carolyn Christov-Bakargiev alla Bourse de Commerce-Pinault Collection. Un’azione ad ampio raggio nella quale si intreccia la seconda parola chiave: Internazionalizzazione, che oltre a mostre e prestiti prevede un nuovo premio di acquisizione per la prossima edizione di ARCOmadrid.

Terza parola, Professioni: «il desiderio è di fare di Torino una città delle professioni dell’arte dalla quale far nascere ed emergere non solo artisti, ma anche le altre professioni che rendono speciale questa industria, come curatori, producer e allestitori», spiega Palenzona. Su alcune rodate modalità come il corso per curatori Campo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, si innesteranno progetti di ricerca e formazione specialistica come Aperto, un piano formativo gratuito di alto livello costituito da seminari intensivi di 4 giorni ciascuno aperti, tramite open call, a 25 partecipanti di 22-35 anni, a giugno la prima edizione pilota. Un esperimento per creare a Torino in futuro «una vera e propria scuola per professionisti dell’arte contemporanea», anticipa la Sandretto.

Quarta parola, Spazio pubblico, un concetto cui guarda il nuovo progetto Radis, dal piemontese radici. Sostenuto da una serie di Fondazioni bancarie delle province piemontesi, consiste nel creare un patrimonio diffuso di opere pubbliche da realizzare con la partecipazione dei cittadini, per incentivare pratiche di cittadinanza attiva e di turismo responsabile. Primo appuntamento in Val Varaita a 1.360 metri di altitudine, in una piccola borgata tra Rittana e Paraloup, un luogo simbolo della Resistenza italiana. L’opera è realizzata con il contributo della Fondazione CRC, il nome dell’artista sarà rivelato il prossimo marzo, quando inizierà il suo periodo di residenza. L’arte che nasce dal basso con la partecipazione, il coinvolgimento e la comprensione della comunità che la ospita costituisce sempre un «potente veicolo di immaginazione e strumento di crescita», spiega la Sandretto con sentita convizione.

La quinta parola è Educazione, ambito rodato con progetti come Zonarte, che mette in contatto le scuole primarie con i dipartimenti educativi dei più importanti musei del territorio realizzando attività a scuola e nei musei e corsi di formazione per gli insegnati. Infine la sesta parola, Comunità, un concetto che attraversa tutti i progetti della Fondazione CRT per l’Arte Moderna e Contemporanea, mettendo al centro le persone di tutte le categorie, dai professionisti ai soggetti fragili, senza dimenticare il fondamentale sostegno al sistema dell’arte contemporanea torinese, con i contributi stanziati ad Artissima (per la prossima edizione anche un nuovo premio), alla Tag, associazione delle gallerie di arte contemporanea torinesi, alla fiera The Phair e al nuovo festival Exposed. Un ultima parola, off the records, è sogno, «una parola eccentrica rispetto ai linguaggi della programmazione culturale che non fa parte del programma, ma che è lo slancio per vedere e inventare quello che ancora non c’è, il motore che accende da sempre ogni mio progetto», conclude Patrizia Sandretto.
 

Jenny Dogliani, 27 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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