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Stefano Luppi
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Il bolognese Salvatore Nocera (1928-2008) visse a Parigi fin dagli anni Cinquanta, dove espose con regolarità al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne. L’artista non di rado distruggeva le opere di cui non era soddisfatto e ciò ha rallentato la sua attività espositiva in Italia.
Ora, con la retrospettiva «Salvatore Nocera. Un decennio di ritardo» a cura di Elisa Del Prete, aperta a Palazzo d’Accursio dal 21 maggio al 23 luglio, viene recuperato il tempo perduto. Gli organizzatori, l’associazione Bologna per le Arti e chi l’ha conosciuto, come Mario Giorgi e le eredi Eva Picardi e Felicia Muscianesi, hanno faticato non poco a rintracciare le opere dell’appartato artista, che manteneva una documentazione particolarmente frammentaria del suo lavoro. La curatrice ha setacciato molte collezioni private e messo insieme quaranta tele, trenta disegni e alcuni scritti di Nocera realizzati lungo un quarantennio di carriera, dalla fine degli anni Quaranta all’inizio degli anni Novanta.
A Palazzo d’Accursio si può quindi vedere ad esempio il disegno «Donna in nero» (1959) dalle forme michelangiolesche, oppure le tele di grandi dimensioni «Vigne al tramonto» (1973) e «Degel de la campagne veronese» (1967). Non mancano opere prossime all’informale francese. A favore del patrimonio pubblico bolognese, inoltre, si aggiunge la biblioteca di Nocera, composta da ottomila volumi che le eredi hanno deciso di destinare alla Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, mentre il MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna e il Museo Magi ’900 di Pieve di Cento (Bo) acquisiranno in collezione alcuni dipinti.