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Finalmente a casa nella centrale elettrica

Federico Castelli Gattinara

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Bellissime novità alla Centrale Montemartini, museo archeologico nato nel 1997 come deposito temporaneo dei Musei Capitolini negli spazi riconvertiti di un’ex centrale elettrica Acea di inizio Novecento, poi trasformato in sede permanente. Dal mese scorso sono stati allestiti pezzi straordinari, finora visti solo in occasione di mostre.

Si parte da una nuova piccola sala tutta dedicata alla celebre Crepereia Tryphaena della metà del II secolo d.C., fanciulla morta prima delle nozze il cui straordinario corredo funerario fu ritrovato a fine Ottocento durante gli scavi per la costruzione del Palazzo di Giustizia. Tra i pezzi, il più celebre è di gran lunga quella «gentile figurina di bambola» (Rodolfo Lanciani) in avorio con gli arti snodabili, probabilmente di manifattura egizia, a cui si aggiungono gioielli in oro, argento e pietre preziose, con anelli, orecchini, una collana, una corona di foglie di mirto e una spilla, oltre a un cofanetto in avorio e osso per gli articoli da toeletta della bambola, che al dito porta un anello in oro.



Accanto, i sarcofagi di Crepereia, con scena di compianto e di un congiunto, forse suo padre. Nuovi arrivi sono i tre bellissimi mosaici policromi d’età repubblicana esposti nella sala Colonne. Il più grande mostra un’iconografia particolare, un labirinto cinto da mura merlate con torri, è datato agli inizi del I secolo a.C. e proviene da scavi del 1958 in piazza San Giovanni in Laterano.

Gli altri due, emblema a tessere minutissime di eccezionale fattura, raffigurano il primo un leone con le zampe legate circondato da tre amorini, scoperto ad Anzio nel 1749 e datato a fine I secolo a.C., il secondo una cerimonia sacra lungo il Nilo, ritrovato nel 1882 durante gli scavi per la costruzione del Palazzo delle Esposizioni di Pio Piacentini e datato alla II metà del I secolo a.C. Al piano superiore, nella sala Caldaie, c’è poi un quarto grande mosaico pavimentale d’età imperiale col ratto di Proserpina, scoperto nel 1885 lungo la via Portuense in una tomba, a cui rimanda il tema figurativo. Ulteriore sorpresa è il prestito fino a gennaio 2017 della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen della testa-ritratto in basanite di Agrippina Minore, moglie di Claudio e madre di Nerone, databile agli inizi del suo regno.

Acquistata a fine Ottocento sul mercato antiquario romano, torna per la prima volta in Italia e viene esposta in sala Macchine accanto all’Orante sempre in basanite delle collezioni capitoline, di cui solo negli anni Novanta fu riconosciuta come testa originale grazie all’individuazione di un preciso punto d’attacco.

Federico Castelli Gattinara, 11 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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Finalmente a casa nella centrale elettrica | Federico Castelli Gattinara

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