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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliCostruita dal 1752 per volontà di Carlo di Borbone, su progetto di Luigi Vanvitelli, la Reggia di Caserta, sito Unesco dal 1997, vive un periodo di grandi progettualità riferibili sia all’autonomia conferitale dal Mibact in seguito alla riforma, che ha condotto alla nomina nell’ottobre 2015 del direttore Mauro Felicori, sia a sistematici interventi di restauro, resisi urgenti a seguito della caduta di materiali lapidei dalle facciate alla fine del 2012.
Inoltre, già nel maggio 2014 il Mibact aveva stanziato 5 milioni di euro per il ripristino dell’efficienza statica degli elementi portanti del tetto. I lavori per le facciate, coordinati da Flavia Berardelli, articolati in tre lotti per un totale di 14 milioni e 300mila euro ed eseguiti da aziende italiane specializzate nel settore sono durati complessivamente 2 anni e mezzo e hanno investito una superficie di circa 74mila metri quadrati. Il primo lotto (circa 6 milioni e mezzo di euro, inizio lavori maggio 2014) ha interessato la facciata principale, metà quarto cortile e la facciata laterale ovest dove fino alla fine del 2015 erano sistemati gli uffici dell’Aeronautica militare e che dallo scorso giugno ospitano l’allestimento provvisorio della collezione «Terrae Motus». Il secondo lotto (circa 770mila euro, inizio lavori luglio 2015) ha investito 70 metri lineari della facciata laterale orientale (il cosiddetto «lato Flora»); mentre il terzo (più di 7 milioni di euro, inizio lavori marzo 2015) si è sviluppato lungo il primo e secondo cortile, metà del terzo e il prospetto posteriore.
Il progetto di restauro (cfr. n. 334, sett. ’13, p. 27), redatto dall’allora Soprintendenza competente, era finalizzato a risolvere i distacchi di pietre dovuti all’ossidazione di antichi ancoraggi in ferro, ossidazione causata dalle infiltrazioni della pioggia e peggiorata per la crescita di piante infestanti. All’inizio del cantiere alcune indagini strumentali con pacometro e georadar hanno consentito l’individuazione di presenze metalliche (grappe, zanche) a diverse profondità, ma non il loro grado di ossidazione. Tramite la termografia sono state invece identificate le zone interessate dall’infiltrazione d’acqua, mentre l’analisi minero-petrografica, rilevando la cristallizzazione dei sali della pietra calcarea, ha consentito di verificare le disconnessioni provocate dalle piogge e dai cambiamenti termici giornalieri e stagionali. Questa indagine, condotta da un gruppo di geologi coordinati da Maurizio de Gennaro, ha consentito l’identificazione di tre livelli di rischio per il distacco di elementi dalle facciate, determinando interventi con microperni in resina per ancorare i frammenti di piccola dimensione e con perni strutturali in acciaio inox per evitare distacchi di grandi blocchi. Le modanature architettoniche in pietra calcare di Bellona o in marmo di Carrara sono state quindi consolidate, pulite dalla patina di sporco determinata dall’inquinamento atmosferico e dal proliferare di muschi e licheni e impermeabilizzate previa eliminazione di tutte le possibili cause di infiltrazione di acqua nella pietra. Molto soddisfatto il direttore Felicori che dichiara: «Sono arrivato a Caserta nell’ottobre 2015 quando c’erano i ponteggi e ora li abbiamo tolti. Spesso i restauri tolgono l’aura del tempo, questo lavoro invece è eccellente: le facciate risplendono ma è pienamente leggibile la storia del palazzo costruito 250 anni fa come casa del re».
Lo scorso maggio, inoltre, è stato stanziato dal Fondo sviluppo e coesione 2014-20 un miliardo di euro per il Piano Strategico Turismo e Cultura destinato a 13 regioni. Circa 185 milioni sono stati attribuiti alla Campania, di cui 40 milioni per la Reggia di Caserta e il suo parco. Gli altri investimenti sono destinati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (20 milioni), al Museo di Capodimonte (30 milioni), al Museo di Paestum (20 milioni), agli scavi di Ercolano e di Pompei (10 milioni), all’area archeologica di Pompei (40 milioni) e al parco archeologico dei Campi Flegrei (25 milioni).
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