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«Momenti d’un lancio con il salvagente aereo», 1930 ca, di Bruno Munari
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliLa prima rassegna presentata nella Fondazione Cirulli è «Universo Futurista», a cura di Jeffrey T. Schnapp e Silvia Evangelisti, focalizzata sul nucleo di opere e documenti d’archivio degli anni 1909-39. Dal 21 aprile al 18 novembre, al centro dell’indagine sono l’estetica futurista, la vitalità creativa, le forme dell’arte che «rallegra il mondo ricreandolo integralmente», come recita il Manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo firmato nel 1915 da Giacomo Balla e Fortunato Depero. I due sono tra gli artisti in mostra (200 le opere esposte), insieme a Boccioni, Bonzagni, Bucci, Casarini, Albisola, Diulgheroff, Licini, Marinetti, Masoero, Munari, Prampolini, Russolo, Schawinsky, Sant’Elia, Thayaht.
Il percorso prevede focus su temi cari ai futuristi, come la velocità, l’energia, il progresso, l’uomo meccanizzato, il design domestico e lavori come il dipinto «Disgregazione x velocità» del 1913 di Giacomo Balla, esposto nel 1915 alla Pacific International Exposition di Panama in occasione dell’inaugurazione del Canale. Esposta anche la tela «La squadra atlantica sorvola Chicago» (1933) di Alfredo Gauro Ambrosi, appartenuta a Filippo Tommaso Marinetti, così come disegni inediti di Antonio Sant’Elia, alcune «fotodinamiche» di Anton Giulio Bragaglia, l’unico manifesto del film futurista «Thays» del 1917 realizzato da Enrico Prampolini, l’inedito salotto che Tato (Guglielmo Sansoni) progettò nel 1930 per Italo Balbo.

«Momenti d’un lancio con il salvagente aereo», 1930 ca, di Bruno Munari