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Egitto al femminile

Regine del Nuovo Regno nel Museo di Antichità di Leida

Bellezza, cosmesi e la reputazione di civiltà femminista ante litteram rappresentano alcune delle attrattive che da sempre la civiltà faraonica esercita sul pubblico contemporaneo, soprattutto quello femminile. Ne sono la riprova il successo e l’ampia diffusione di studi e ricerche incentrati sulla donna e soprattutto sulle regine dell’antico Egitto.

A dedicare una mostra a queste ultime ci pensa ora il Rijksmuseum van Oudheden (Museo Nazionale delle Antichità) di Leida dove, il 18 novembre, inaugura «Regine del Nilo». L’evento, organizzato in collaborazione con la locale università, raccoglie 350 reperti e resterà aperto fino al 17 aprile; dopodiché farà tappa all’Ermitage di San Pietroburgo e in quattro località della Cina. 

Di notevole impatto è la partecipazione del Museo Egizio di Torino che presta 225 oggetti, molti dei quali provengono dalla Tomba di Nefertari, sposa di Ramesse II (1279-1212).

Il sepolcro riccamente decorato fu scoperto nel 1904 da Ernesto Schiaparelli che ne riportò a Torino gran messe di ritrovamenti. Tra gli oggetti in mostra a Leida vi sono i frammenti del coperchio del sarcofago in granito rosa di Nefertari, alcune sue statuette funerarie e molti degli oggetti recuperati in occasione degli scavi del sepolcro.

Appartiene al Museo Egizio di Torino anche uno dei papiri relativi alla cosiddetta «Congiura dell’Harem», sempre in mostra. Si tratta di uno degli atti del processo che fu instaurato contro i partecipanti alla congiura che ebbe come esito la morte di Ramesse III (1184-1153). Regine secondarie e funzionari di alto rango furono ritenuti colpevoli e giustiziati per il loro reato.  

La mostra di Leida è l’ultimo di una serie di eventi espositivi che hanno indagato il ruolo e le figura delle regine nell’antico Egitto in tempi recenti e arriva a neanche dieci anni di distanza da «Reines d’Egypte. D’Hétéphères à Cléopâtre» (2008) che riscosse un notevole successo di pubblico al Grimaldi Forum di Montecarlo. Stavolta l’obiettivo è limitato cronologicamente al Nuovo Regno (1550-1075), il periodo in cui l’Egitto raggiunse la sua massima potenza.

Il percorso espositivo toccherà figure dal nome celebre come Ahmose Nefertari, Hatshepsut, Teye, Nefertiti e Nefertari, tutte donne che rivestirono un ruolo determinante nelle vicende della loro epoca. Come Teye e Nefertiti, madre e sposa di Akhenaton, che per molti egittologi sono da identificare come le ispiratrici della riforma religiosa amarniana che rappresentò una vera e propria rivoluzione nel pensiero dell’epoca.

Anche Ahmose Nefertari (seconda metà del XVI secolo a.C.) ebbe un importante ruolo politico e religioso, tanto da essere divinizzata post mortem. Ancora di più fece Hatshepsut (1479-1458), ricordata per essere divenuta faraone aggiudicandosi così il primato di prima donna ad avere governato uno Stato. Di Hatshepsut il Museo di Leida possiede la parte superiore di una splendida statua che documenta il processo di acquisizione del massimo potere: il corpo e il viso hanno tratti femminili; la testa è invece incorniciata dal «nemes», il copricapo esclusivo appannaggio dei sovrani egizi.

Francesco Tiradritti, 15 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Egitto al femminile | Francesco Tiradritti

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