Image

David Leverett
, «Colour structure (A 73)», 
1973, 
acrilico su fibra di vetro e carta / acrylic on glass fiber and paper
91,3 x 122 cm

Image

David Leverett
, «Colour structure (A 73)», 
1973, 
acrilico su fibra di vetro e carta / acrylic on glass fiber and paper
91,3 x 122 cm

Duetto kandinskijano

Leverett e Pugliese nel veronese Studio la Città

Camilla Bertoni

Leggi i suoi articoli

Creare risonanze, sull’onda di suggestioni kandinskijane: su questo tema dal 3 marzo al 5 maggio allo Studio la Città è allestita una mostra frutto dell’accostamento tra due autori diversi per generazione, formazione e soluzioni formali. Un accostamento che il curatore Valerio Dehò giustifica risalendo alle vibrazioni delle corde dell’anima, come necessità stessa dell’arte, di cui scriveva Kandinskij nel 1912.

David Leverett (Londra, 1938) a Verona è apparso la prima volta nel 1975 nell’ambito della collettiva «Empirica» curata da Giorgio Cortenova e dedicata alla «pittura-pittura». La sua poetica, in cui il rapporto con il paesaggio è un riferimento primario, si esprime in dipinti astratti, dalle molteplici stesure trasparenti, spesso con l’inserimento di materiali diversi. «L’artista, spiega Dehò, mette insieme il modo di trattare la materia pittorica tipico degli anni Settanta con la lezione spiritualistica di Kandinskij unitamente alle idee innovative delle neoavanguardie». Le vibrazioni cromatiche suggeriscono il contatto con Roberto Pugliese, compositore e artista visivo nato nel 1982 a Napoli, che utilizza materiali trasparenti o riflettenti, mentre incentra le sue opere sulle vibrazioni sonore. In concomitanza alla mostra «Risonanze», nella project room sono allestite opere dell’argentina Marcela Cernadas.

Studio La Città


David Leverett
, «Colour structure (A 73)», 
1973, 
acrilico su fibra di vetro e carta / acrylic on glass fiber and paper
91,3 x 122 cm

Camilla Bertoni, 02 marzo 2018 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Nasce dalla donazione di 17 opere la retrospettiva a Ca’ Pesaro su «l’uomo che cambiò il corso della pubblicità italiana del dopoguerra» 

Il restauro delle pietre che rivestono la piazza veneziana ha portato alla luce muri, livelli pavimentali e una sepoltura con resti umani, riconducibili a uno degli edifici di culto più antichi della città, la Chiesa altomedievale di San Geminiano che nei secoli successivi fu spostata e poi abbattuta per completare l’ala napoleonica

Una campagna fotografica, quattro volumi, una mostra, un allestimento permanente: nel Museo Gypsotheca di Possagno trentadue scatti in bianco e nero di grande formato  del fotografo campano interpretano i gessi del grande scultore neoclassico

Nel veneziano Palazzo Franchetti una trentina di opere di varie epoche selezionate dalla curatrice Carolina Pasti con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza sul cancro al seno a un pubblico più ampio

Duetto kandinskijano | Camilla Bertoni

Duetto kandinskijano | Camilla Bertoni