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Un’immagine del tesoro di Dercolo

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Un’immagine del tesoro di Dercolo

Trentino-Alto Adige: a Cles i tesori dei Reti, abili metallurghi

Due sedi, Palazzo Assessorile e nel Museo Retico di Sanzeno, accolgono la mostra sui manufatti della Val di Non e della Valle dell’Inn, in dialogo con opere di artisti contemporanei originari del luogo

Dal Ferdinandeum di Innsbruck arrivano i tesori archeologici dei Reti al Palazzo Assessorile di Cles e nella sezione distaccata al Museo Retico di Sanzeno, a poca distanza da Cles sull’altra riva del fiume Noce che traccia la Val di Non (Trento). È il comune che dà il nome alla civiltà oggetto della mostra «Reti», a cura di Gianluca Fondriest, Wolfgang Sölder e Veronica Barbacovi (dal 28 giugno al 12 ottobre), realizzata dal Comune di Cles con la Soprintendenza per i Beni culturali di Trento e il Ferdinandeum. «La mostra prende in considerazione reperti provenienti dalla zona alpina centro-orientale, Trentino, Alto Adige e Tirolo, della seconda Età del Ferro, tra il VI e il I secolo a.C., spiega Fondriest. Sono reperti appartenenti alla cultura materiale nota come Fritzens-Sanzeno, dalle due località nella Valle dell’Inn e della Val di Non dove sono avvenuti i maggiori ritrovamenti: si riferisce a un gruppo di popolazioni con caratteristiche comuni, che i Romani chiamavano Reti. La mostra permette di approfondire la conoscenza di questo popolo misterioso, non molto citato nelle fonti antiche, dalle caratteristiche peculiari. Li caratterizzava l’utilizzo del fuoco e di sacrifici animali come mezzo di comunicazione con le divinità, con i cosiddetti roghi votivi, e la scrittura in alfabeto retico che pare derivare da quello etrusco, ma la cui lingua tuttora non è stata ancora completamente decifrata».

Come avvenuto nel caso della mostra dedicata ai Longobardi lo scorso anno al Castello del Buonconsiglio di Trento, anche in quest’occasione l’esposizione si avvale della particolare disponibilità di prestiti da parte del Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck in occasione della chiusura per restauro. «La mostra racconta in particolare la raffinata capacità dei Reti, grandi artisti e metallurghi, di lavorare i metalli, in particolare il bronzo e il ferro, conclude Fondriest. Tra i pezzi forti in mostra, il cosiddetto Tesoretto di Dercolo, composto da interessanti reperti metallici che tuttora conservano una patina lucente, frutto dell’abilità dei Reti di trattare il bronzo. Ma anche una notevole testimonianza di situle, recipienti in lamina di bronzo molto sottile decorati a sbalzo con scene che mostrano rituali, processioni, sfide di pugilato, sfilate con i carri o la rappresentazione della preparazione del vino che andava poi servito proprio nelle situle».

I reperti archeologici sono esposti in dialogo con opere di artisti contemporanei (Luciano e Ivan Zanoni, Elena Munerati, Nadia Tamanini, Mario Gasser, Georg Loewit, Pietro Weber, Alex Pergher, Marcello Nebl e Mauro Larcher), provenienti dalle stesse aree oggetto di indagine della mostra e che spesso utilizzano gli stessi materiali dei reperti archeologici, bronzo, ferro e ceramica.

Una coppia di fibule da Sanzeno

Un pendaglio/amuleto con pendenti a lancette da Mechel

Camilla Bertoni, 27 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Trentino-Alto Adige: a Cles i tesori dei Reti, abili metallurghi | Camilla Bertoni

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