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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliDal 19 settembre al 28 novembre si svolgono due mostre al Museo Marino Marini, l’una dedicata a Betty Woodman (1930), l’altra all’artista norvegese Fredrik Værslev (1979). «Si tratta della prima personale dedicata all’artista americana, toscana d’adozione, in un museo d’arte contemporanea in Italia, spiega il curatore Vincenzo de Bellis, e sebbene la Woodman, troppo spesso ricordata solo come ceramista, in quarantacinque anni sia stata sempre fedele a se stessa, la mostra riguarda solo gli ultimi quindici anni, nei quali si è operato uno scarto significativo, con una commistione tra pittura e ceramica che ha interessato e influenzato una nuova generazione di giovani artisti».
Sono tele e lavori tridimensionali, nei quali si colgono i consueti riferimenti della Woodman a diverse epoche della tradizione artistica, oltre che alla pittura americana degli anni Settanta; distribuite su due piani del museo, le opere (nella foto un esemplare) dialogano con le sculture di Marino Marini, ma anche con il Rinascimento fiorentino, poi, nella cripta, con i lavori di Fredrik Værslev.
Il progetto inedito del norvegese, «Inner beauty», curato da Alberto Salvadori, è pensato in stretto rapporto con gli spazi e le atmosfere del museo: nei «Trolley Paintings», grazie al volontario malfunzionamento della macchina usata per tracciare margini nei campi di atletica o sulle strade e autostrade, la vernice si perde fuori dalla linea retta, creando una sovrapposizone di segni che rimanda alla tradizione della pittura del gesto dagli anni Cinquanta.
Nei «Glass Paintings», in vetro acrilico smerigliato sottoposto prima a una lavorazione di pittura poi sverniciato con un raschiaghiaccio, il riferimento è invece a quella commistione tra natura e artificio, foriera di suggestioni e di stimoli per l’immaginazione, espressa da secoli a Firenze nella lavorazione delle pietre dure. La mostra è realizzata con il supporto di Oac Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
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