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Donna Franca Florio in palinsesto

Il dipinto di Boldini venduto a 1,13 milioni ricopre due precedenti versioni con lo stesso soggetto

Federico Castelli Gattinara

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Cifra notevolissima per uno dei pezzi più belli della grande retrospettiva ancora in corso al Vittoriano di Roma di Giovanni Boldini (fino al 16 luglio, poi dal 29 luglio si sposterà un po’ rivista e più concentrata a Venaria Reale): il «Ritratto di donna Franca Florio», acquistato all’asta da un privato rigorosamente anonimo (si dice un palermitano) per un milione e 133mila euro. Una somma superiore a quella del 2005, quando la tela venne acquistata a New York a un’asta di Sotheby’s per quasi 800mila euro da Francesco Bellavista Caltagirone, patron di Acqua Marcia, il cui crac del 2012 aveva determinato la messa in liquidazione delle 25 società del gruppo.

Il ritratto della baronessa, passato per le mani dei Rothschild, era stato destinato da Caltagirone all’albergo palermitano Villa Igiea, già della ricca famiglia di imprenditori (Igiea era il nome della terza figlia dei Florio), impreziosendo ulteriormente l’edificio liberty firmato nel 1899 da Ernesto Basile, i cui arredi sono tutti finiti all’asta, così come quelli di altri cinque hotel tra i più celebri e storici della Sicilia (637 lotti in tutto).

Donna Florio è il simbolo stesso della Belle Epoque palermitana, una vera e propria regina del bel mondo, le cui relazioni arrivavano fino a re Edoardo VII d’Inghilterra e al kaiser Guglielmo II di Germania. A nulla sono valse le proteste di tante associazioni, la mobilitazione sul web e la raccolta fondi.

La casa d’aste Bonino il 30 aprile ha venduto l’opera nella sua sede centrale di Roma, dopo una serie di rilanci. A renderla ancor più appetitosa soprattutto le novità sulla tela, le più succose tenute fino all’ultimo in gran riserbo: non solo è stata confutata la tesi delle tre versioni ma si è certificato che il dipinto iniziato a Palermo nel 1901 e in mostra alla Biennale di Venezia del 1903 giace semplicemente sotto l’attuale (è stata trovata persino la targhetta della Biennale sul retro del telaio). Segue una versione intermedia e quella finale, precedente alla datazione 1924, che forse si riferisce all’anno di vendita.

Lo stesso Tiziano Panconi, curatore dell’attuale mostra e di un catalogo generale, nonché presidente dell’Archivio Giovanni Boldini, ammette che «la suggestiva scoperta rettifica oltre cento anni di storia del quadro». Per quanto riguarda il diritto di prelazione che il Mibact potrebbe esercitare (parliamo di un bene vincolato), non soltanto non sembrano esserci i requisiti necessari, ma l’esorbitante prezzo raggiunto sarebbe davvero troppo oneroso.

Federico Castelli Gattinara, 04 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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Donna Franca Florio in palinsesto | Federico Castelli Gattinara

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