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Dolci internazionali

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Laura Lombardi

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Fresca di stampa la monografia di Carlo Dolci di Francesca Baldassari, nella splendida veste editoriale di Centro Di, con un apparato iconografico di eccellenza che conferma la qualità dell’artista, rivalutata solo negli ultimi decenni a partire dal pionieristico saggio di Carlo Del Bravo del 1963, dopo la sfortuna conosciuta invece fin dal Settecento, la condanna di Ruskin e il disprezzo di Berenson e di Longhi (uno dei pochi punti che vede concordi quelle due grandi personalità del primo Novecento).
Francesca Baldassari, che a Dolci già nel 1995 aveva dedicato un volume (cfr. n. 136, set. ’95, p. 55), riparte da quello studio, nel quale si era concentrata soprattutto nella ricostruzione del corpus di opere, sfoltendo quelle a lui erroneamente assegnate, per compiere qui un lavoro del tutto nuovo, frutto di un notevole approfondimento delle fonti e dei documenti d’archivio. Si delinea dunque in cinque capitoli, con molta efficacia, una figura cardine del Seicento fiorentino e certo la più internazionale, se si considera la quantità di rapporti internazionali intrattenuti con la committenza straniera illustre, sempre privata: a Firenze i Medici e le principali famiglie aristocratiche del tempo, (i cui committenti furono spesso anche padrini dei suoi numerosi figli, sette femmine e un maschio), all’estero il medico diplomatico John Finch, il nobile polacco Jan Sobiepan Zaymoski. Vittoria della Rovere e il Gran Principe Ferdinando furono tra i suoi principali committenti, aspetto che, proprio riguardo al Gran Principe, la Baldassari sottolinea, colmando un vuoto della critica a riguardo.
Un capitolo è poi dedicato all’interesse
di Dolci per l’arte antica e rinascimentale, che si riflette in vere e proprie citazioni, come quello dall’«Ermafrodito» del Louvre nel «San Giovanni Battista con Elisabetta e Zaccaria» della Palatina, o dal «David» di Donatello nella «Cena in casa del fariseo» di Stoccolma, ma anche da Laocoonte, Desiderio, Verrocchio e per la pittura da Masaccio, Masolino, Lorenzo Monaco.
La Baldassarri analizza inoltre i rapporti con gli altri pittori del tempo, in particolare Vignali, di cui Dolci è allievo, e Marinari, evidenziando però la peculiarità dei modi di Carlo, che evolve dal naturalismo di uno stile più chiaroscurato a una pittura più astratta e smaltata dove, pur senza dimenticare l’attenzione al naturale (le pieghe di una tovaglia, i peli di una barba), Dolci sembra rivaleggiare con  la preziosità di un commesso di pietre dure, trovando tuttavia un felice, magico equilibro tra questa forma algida e l’espressione di un sentimento devozionale molto vivo: ricordiamo infatti che molte opere sono siglate da salmi e che i cartigli retti da santi sono spesso perfettamente leggibili. Il catalogo generale dei dipinti, che segue questa parte saggistica, reca tutte le foto delle schede a colori e a piena pagina, e vi troviamo trenta nuovi quadri rispetto al volume precedente, alcuni dei quali del tutto inediti, altri pubblicati dall’autrice in questi ultimi anni. Oltre a ricostruire le provenienze e i passaggi di ciascuna opera, la Baldassari delinea, in appendice al volume, le figure dei numerosi committenti, tra cui ad esempio i Gerini, committenti dell’«Adorazione dei magi» oggi alla National Gallery di Londra: una scoperta della studiosa che sarà oggetto di un seminario dal prossimo 13 febbraio nel museo londinese.
Il volume, pur distribuito anche in Italia, è scritto solo in inglese, data la fortuna che l’artista riscuote in ambito internazionale, anche perché annuncia la grande mostra dedicata a Dolci nel febbraio del 2017 al Davis Museum (Wellesley College, Boston).

Carlo Dolci. Complete catalogue of the paintings, di Francesca Baldassari, 392 pp., 186 ill. b/n e a colori, Centro Di, Firenze 2015, € 150,00

Laura Lombardi, 12 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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