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Dioscuri azzurri

Sino al al 22 gennaio la Fondation Beyeler celebra, con la mostra «Kandinskij, Marc & Il Blaue Reiter», un incontro fra due artisti che fu un momento cardine dell’arte del XX secolo. Oltre settanta opere documentano infatti la storia di un sodalizio che contribuì a dare corpo ad alcune delle istanze più innovative dell’arte delle prime avanguardie. Il movimento del Blaue Reiter (Cavaliere Azzurro), fondato a Monaco nel 1911 dal russo Vasilij Kandinskij e dal tedesco Franz Marc, nacque proprio per riunire tutte le spinte alla libertà espressiva perseguite dalle ricerche più avanzate dell’arte europea degli anni che precedettero la prima guerra mondiale.

Basti pensare che l’unico numero della rivista del movimento, «L’Almanacco del Blaue Reiter», apparso nel 1912, portava riprodotte opere di Picasso, di Kirchner, del doganiere Rousseau, di arte africana, di bambini, di grafica giapponese, in una miscela che metteva sullo stesso piano tutti i linguaggi che sondavano l’interiorità. È infatti questa la molla che muoveva sia Kandinskij, autore nel 1910  del primo acquarello astratto della storia dell’arte ma anche del libro Lo spirituale nell’arte, sia Franz Marc, autore di policrome rappresentazioni di animali.

Li amava talmente tanto da dire: «Più conosco gli uomini e più amo gli animali». Fu inviata infatti da un uomo quella granata che lo uccise il 4 marzo 1916, trentasettenne, nella battaglia di Verdun. Prima aveva fatto in tempo a conoscere Delaunay, ad apprezzare la pittura futurista (cui pure ispirò alcune sue immagini) e a coinvolgere nel gruppo del Blaue Reiter Paul Klee e August Macke, anche quest’ultimo morto (ventisettenne) sul fronte bellico, in una guerra che segnò la fine del sogno del Cavaliere Azzurro.

Guglielmo Gigliotti, 18 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Dioscuri azzurri | Guglielmo Gigliotti

Dioscuri azzurri | Guglielmo Gigliotti