Fino al 24 aprile 2022, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi ospita la retrospettiva «Thierry Mugler, Couturissime», curata da Thierry-Maxime Loriot per celebrare l’universo del poliedrico designer scomparso questo gennaio a 73 anni.
Ideata e distribuita dal Montreal Museum of Fine Arts (MMFA) sotto la direzione di Nathalie Bondil in collaborazione con Maison Mugler, la mostra inaugurata a marzo del 2019, si è rivelata un grande successo: in quell’anno è stata la più visitata del Canada, con 290.455 presenze. A livello internazionale è stata una delle esposizioni di arti decorative più acclamate, accolta a Rotterdam e a Monaco di Baviera prima di approdare a Parigi.
È esposta un’ampia selezione di creazioni del 1973-2014, dal prêt-à-porter e l’haute couture ai costumi di scena, insieme a video, fotografie e bozzetti inediti, allestiti in un susseguirsi di «atti», quasi come a ricreare un’opera lirica.
L’allestimento è corredato da musiche, luci e proiezioni animate e riflette l’idea che una sfilata di moda possa essere un’esperienza coinvolgente e teatrale. «Perché qualcuno dovrebbe volere solo la moda? […] La musica, le scenografie, la luce, gli atteggiamenti: tutto ha aiutato a raccontare la mia storia» ha affermato il couturier.
Arrivato da Strasburgo nella capitale francese nel 1967 per tentare la carriera di danzatore, Mugler iniziò a lavorare come stilista freelance per diverse boutique parigine ed europee e nel 1973 creò la sua prima collezione, «Café de Paris», un anno dopo fondò la casa di moda che porta il suo nome.
Nel corso della sua prolifica attività si è immerso totalmente nella cultura pop, diventando un punto di riferimento per celebrità come Diana Ross, Liza Minnelli, David Bowie, Céline Dion, Lady Gaga e Beyoncé, per la quale ha realizzato gli abiti indossati durante il tour mondiale del 2009.
Ha lavorato anche per il teatro: nel 1985 è entrato in contatto con il mondo shakespeariano disegnando i costumi di scena per il «Macbeth» della Comédie-Française (in mostra alcuni pezzi insieme a schizzi originali).
La mostra evoca i temi ricorrenti dell’immaginario di Mugler, iniziando dal mondo animale da cui ha attinto per dare vita a donne con fattezze di pesci, uccelli e insetti, riprendendo per esempio l’effetto caleidoscopico delle ali delle farfalle, o gli impressionanti corsetti «vitino di vespa» per la collezione «Les Insectes» del 1997.
Del 1997-98 la collezione «La Chimère», celebre per l’abito della donna chimera, coperto di squame iridescenti dipinte a mano, piume, crine di cavallo e perle colorate, uno dei vestiti più costosi nella storia della moda.
Nel percorso espositivo emerge anche il rapporto tra essere umano e macchina. Ispirato dalla fantascienza e dalle eroine dei fumetti, per i suoi abiti «cyber» Mugler ha utilizzato materiali innovativi, e creato silhouette futuristiche rifacendosi al design industriale, con maniche rimovibili o «convertibili» e bustini «paraurti».
Nella sezione dedicata alla fotografia, troviamo invece stampe di artisti come il collega Karl Lagerfeld, David LaChapelle e Paolo Roversi, oltre che dello stesso Mugler, che nel 1976 iniziò a fotografare le sue campagne pubblicitarie incoraggiato da Helmut Newton.
«Thierry Mugler, Couturissime» è dunque l’occasione per scoprire e ricordare la genialità di un creativo anticonformista che ha segnato il suo tempo, oltrepassandolo.
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