
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Venezia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a VeneziaVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
«Brutal Beauty» è la prima grande mostra inglese dedicata al maestro dell’Art Brut Jean Dubuffet
- Federico Florian
- 16 maggio 2021
- 00’minuti di lettura


Jean Dubuffet, «Les Vicissitudes», 1977 (particolare) © 2021, ADAGP, Parigi/DACS, Londra © Tate
Coucou Brut
«Brutal Beauty» è la prima grande mostra inglese dedicata al maestro dell’Art Brut Jean Dubuffet
- Federico Florian
- 16 maggio 2021
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoli«Brutal Beauty», la prima grande mostra inglese dedicata al maestro dell’Art Brut Jean Dubuffet (1901-85) nel corso dell’ultimo mezzo secolo, raccoglie al Barbican dal 17 maggio al 22 agosto oltre 150 lavori tra ritratti, dipinti, assemblage, litografie e sculture. Un progetto espositivo ambizioso, con prestiti da collezioni pubbliche e private, in grado di offrire un’esaustiva panoramica della produzione dell’artista francese, concepita nell’arco di quattro decenni.
La carriera di Dubuffet comincia negli anni Quaranta, quando, all’età di 41 anni e nel pieno dell’occupazione nazista di Parigi, abbandona la propria impresa vinicola per diventare artista a tempo pieno. Nel ’44 terrà la sua prima personale alla Galerie René Drouin, mentre tre anni dopo, assieme a Breton, Paulhan e Drouin, istituirà la Compagnie de l’Art Brut: una terminologia coniata per definire l’attività creativa di «artisti loro malgrado», quali bambini, carcerati e pazienti in ospedali psichiatrici, che creano senza specifiche intenzioni estetiche ma spinti da un’immediata pulsione emotiva.
Circondato dalla devastazione di una Parigi piegata dalla guerra, Dubuffet comincia a mischiare gli oli e le vernici con materiali di ogni sorta, ritrovati per strada: vetro, carbone, ciottoli, corde. Pezzi forte della mostra londinese sono le «Petites statues de la vie précaire» (1954-59), sculture fatte di spugna, carbone di legno, vite e pietra lavica, e il ciclo del ’61 «Paris Circus», le cui immagini dense e vibranti rappresentano la frenesia della vita urbana nella capitale francese, traboccante di ottimismo e vitalità negli anni del boom economico.
Uno dei momenti più positivi ed esilaranti della carriera dell’artista fu la creazione della serie «L’Hourloupe» (1962-74), composta da disegni, dipinti, sculture ed elementi architettonici nelle tonalità del bianco, rosso e blu, attivati in happening e performance, come quella del «Coucou Bazar» al Guggenheim di New York nel ’73, e di cui la mostra al Barbican ripresenta gli elementi originari. Completano l’antologica i lavori di artisti dalla collezione personale di Art Brut di Dubuffet, molti dei quali mai esposti prima, fra cui Madge Gill, Auguste Forestier e Scottie Wilson.

Jean Dubuffet, «Les Vicissitudes», 1977 (particolare) © 2021, ADAGP, Parigi/DACS, Londra © Tate