«Place to read» (2010) di Victor Burgin

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«Place to read» (2010) di Victor Burgin

Coppia vincente al Jeu de Paume

Da una parte, una grande retrospettiva di Julia Margaret Cameron, la prima mostra da quarant’anni in Francia; dall’altra, una monografica su Victor Burgin e le sue opere che indagano il rapporto tra parola e immagine

È attingendo soprattutto alle collezioni del Victoria and Albert Museum di Londra che il Jeu de Paume organizza una grande retrospettiva, di Julia Margaret Cameron (1815-79), pioniera del ritratto fotografico artistico, con un centinaio di scatti realizzati in appena una decina di anni, tra il 1864 e il 1875. La mostra «Catturare la bellezza» è aperta fino al 28 gennaio 2024 ed è la sola tappa europea, che è stata arricchita anche di prestiti del Musée d’Orsay, della Bibliothèque nationale de France e della Maison de Victor Hugo.

«Cameron è forse uno delle prime fotografe, forse la prima, ad aver pensato che la fotografia non fosse solo una rappresentazione della realtà ma una rivelazione», disse di lei Paolo Roversi nel 2019. Julia Margaret Pattle nacque presso Calcutta, sotto l’impero britannico, figlia di un ufficiale inglese e di un’aristocratica francese. Nel 1836 sposò un uomo d’affari inglese, Charles Hay Cameron, di vent’anni più anziano, e si trasferì prima a Londra, poi sull’Isola di Wight.

È solo a 48 anni che cominciò a dedicarsi pienamente alla fotografia, quando la figlia maggiore, Julia, e il genero le regalarono una macchina fotografica per Natale. Julia Margaret Cameron divenne dunque fotografa in un mondo quasi esclusivamente fatto di uomini e inventò il ritratto artistico quando la fotografia era ancora piuttosto artigianale e cercava prevalentemente di aderire alla realtà.

Il percorso della mostra si articola in tre sezioni. Si apre con i primi scatti sperimentali, imperfetti, in cui Cameron un po’ alla volta forma il suo stile, privilegiando il ritratto dai contorni sfumati, i grandi formati e le pose lunghe in contrasto con la fotografia commerciale del tempo. Mise in scena i suoi cari ispirandosi alle immagini della mitologia classica, alle opere letterarie, tra cui quelle di Shakespeare, a episodi della Bibbia e alle composizioni religiose dei grandi maestri del Rinascimento italiano, prendendo in prestito il «tondo».

Realizzò anche i ritratti di tanti uomini celebri, come il naturalista Charles Darwin, alcuni amici, come il poeta Alfred Tennyson. Troppo originale per l’epoca, l’opera di Cameron non fu sempre capita, anche se la fotografa espose i suoi lavori nel 1865 al British Museum e all’Esposizione internazionale di Dublino e, il South Kensington Museum, oggi V&A, le acquistò 24 scatti. «Se queste immagini sono state ampiamente trascurate per buona parte del XX secolo, ha spiegato il Jeu de Paume, oggi sono riconosciute come elementi essenziali del suo lascito artistico, testimoniando la sua volontà di abbracciare il potenziale creativo della fotografia».

Accanto alla retrospettiva di Julia Margaret Cameron, l’istituzione parigina propone anche «Ça», una monografica di Victor Burgin (fino al 28 gennaio 2024), artista e teorico dell’immagine inglese (nato nel 1941) che si è fatto conoscere alla fine degli anni ‘60 (inserendosi nel movimento nascente dell’arte concettuale) soprattutto per i suoi studi sul rapporto tra parola e immagine, influenzati dalla filosofia strutturalista di Roland Barthes. Sono allestiti i primi lavori fotografici degli anni ’70, come «US77» (del 1977), in cui Burgin sovrappone testo e immagine, associando testi che rinviano alla società patriarcale e consumistica e paesaggi urbani degli Stati Uniti. Sono esposte anche tre opere ispirate direttamente alla psicoanalisi di Freud, «Gradiva» (1982), «Olympia» (1982) e «Portia» (1984, della serie «Tales from Freud») e diversi progetti video, tra cui «Solito Posto» (2008).
 

«Place to read» (2010) di Victor Burgin

Luana De Micco, 20 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

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Coppia vincente al Jeu de Paume | Luana De Micco

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