La riflessione intorno ai fiori è iniziata, per la coppia (nell’arte e nella vita) Nathalie Djurberg e Hans Berg alla Biennale di Venezia del 2009. In seguito la Djurberg e Berg hanno ancora affilato la loro indagine, affascinati dalle stratificazioni simboliche di cui i fiori sono portatori, e nel 2020 hanno creato una serie di sculture su questo tema, ora esposte nella mostra «The Soft Spot», presentata da GióMARCONI dal 16 settembre.
La loro indagine li ha condotti a servirsi di materiali per loro inediti, come un vero tronco d’albero su cui «fioriscono» piccoli elementi vegetali ma tutti i lavori presentati qui, che sono parte di un corpus organico e concluso, sono frutto di nuove sperimentazioni. Svedesi entrambi ma attivi a Berlino, entrambi nati nel 1978, artista visiva lei, musicista lui, Djurberg e Berg creano delle trasgressive messe in scena, cariche di valenze psicologiche, emotive e istintuali, in cui indagano lussuria e gelosia, ferocia e sottomissione. Lavori che, grazie all’uso dell’animazione in stop motion, da ormai due decenni sono via via più cinematografici e performativi, grazie anche al ruolo giocato dalla musica ipnotica di Berg.
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