Condannati a fare (e comprare) mostre

Edek Osser |  | Roma

«Meno mostre, più musei». È quasi un anatema quello lanciato dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la sua visita a Napoli nel giugno 2014. In tanti sono d’accordo: di mostre se ne fanno troppe, molte prive di contenuti, organizzate solo per far soldi, per rivitalizzare musei poco frequentati o soltanto per attirare nei musei i turisti di passaggio. Mostre popolari: «blockbuster», «in affitto», «a pacchetto», che girano senza logica da una città all’altra per abbattere i costi. Ma il mondo che si muove intorno alle mostre è complesso e variegato. Poche imprese specializzate monopolizzano il mercato e riescono a sopravvivere (anche a guadagnare) nonostante la lunga crisi economica che ha prodotto il taglio drastico dei finanziamenti delle amministrazioni pubbliche e quello totale dello Stato, oltre che aiuti ridotti dalle fondazioni e dagli sponsor. Comunque il pubblico delle mostre
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