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«Water Work No 3695» (2022) di Martin Creed

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«Water Work No 3695» (2022) di Martin Creed

Come Istanbul vuole essere contemporanea

Sotto la direzione di Asli Ünal, la metropoli turca si rilancia nel mondo dell'arte contemporanea

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Giorgio Guglielmino

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Abbiamo chiesto a Eda Ozdoyuran, responsabile dei rapporti con le gallerie di Contemporary Istanbul, di parlarci della 17ma edizione tenutasi dal 16 al 22 settembre e di come ha voluto posizionarsi e differenziarsi nel mare magnum dell’arte contemporanea.

Il numero di fiere nel mondo cresce ogni anno. Che cosa rende diversa Contemporary Istanbul?
Quando Contemporary Istanbul è stata fondata nel 2005, vi erano solo 21 fiere d’arte in tutto il mondo. Ora, a causa della crescente domanda, sono quasi 300 tra fiere e biennali. Secondo i dati di Art Market 2021 vi sono circa 305mila aziende che operano nel mercato dell’arte globale impiegando direttamente circa 2,9 milioni di persone. Contemporary Istanbul, pur rimanendo fedele alla sua tradizione, mira a essere rilevante in questo mondo in continua evoluzione e tende a presentare un programma diversificato, innovativo e avvincente a ogni successiva edizione. Istanbul Contemporary è fortemente radicata nel contesto culturale cittadino e sostiene attivamente le forze creative sia locali sia straniere. Con la partnership principale di Akbank, la 17ma edizione si è svolta a Tersane, uno spettacolare edificio risalente al XV secolo sul Corno d’Oro. Contemporary Istanbul ha presentato un’esclusiva mostra di sculture all’aperto, «The Yard», con 31 installazioni site specific di artisti turchi e stranieri, oltre a una scultura al neon di Martin Creed che riproduceva la scritta «Water» e, su una zattera, vagava per le acque del Bosforo. Durante la fiera la Contemporary Istanbul Foundation ha organizzato una serie di dialoghi intitolata «Testing the Elasticity of the Museums, Art Spaces of Today and Tomorrow» che sono stati moderati da Marc Olivier Wahler, direttore del Mah-Musée d’art et d’histoire di Ginevra. Tra gli ospiti illustri anche Jeff Koons.

È soddisfatta del numero e della qualità delle gallerie in fiera?
La visione è quella di creare una fiera che ospiti una «line up» forte e diversificata di gallerie dinamiche. Quest’anno hanno partecipato 65 galleristi di 22 Paesi da Europa, Medio Oriente, Nord America, Africa e Asia, molti per la prima volta. Due erano le gallerie italiane presenti, Mucciaccia Arte Contemporanea di Roma e Oblong Contemporary Art di Forte dei Marmi.

Alcuni musei hanno inviato dei loro rappresentanti. Quali?
Quest’anno Contemporary Istanbul ha registrato la presenza di molti mecenati e musei: Centre Pompidou, Reina Sofía, Montreal Museum of Fine Arts (che lo scorso anno aveva acquisito un’opera dell’artista turco Berkay Tuncay, rappresentato dalla galleria Sanatorium), Bass Museum di Miami, Manege di San Pietroburgo, Tsaritsyno di Mosca, Istituto di Varsavia per l’Arte Asiatica Moderna e Contemporanea e Museo Munch di Oslo. Ci auguriamo che il prossimo anno siano presenti anche istituzioni museali italiane.

 

Eda Ozdoyuran

Giorgio Guglielmino, 23 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

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