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- Giusi Diana
- 12 aprile 2017
- 00’minuti di lettura


Come graffiava Agnetti
- Giusi Diana
- 12 aprile 2017
- 00’minuti di lettura
Giusi Diana
Leggi i suoi articoliPresso la Fondazione Brodbeck è possibile visitare fino al 14 maggio la mostra «Vincenzo Agnetti. “Photo-Graffie” e “Dopo le grandi manovre 1979-1981”», curata da Giovanni Iovane in collaborazione con l’Archivio intitolato all’artista.
Il processo concettuale e poetico messo in atto da Agnetti (Milano 1926-81) è esemplificato nella serie delle «Photo-Graffie», esposte nella mostra catanese. Si tratta di pellicole fotografiche annerite dall’esposizione alla luce, su cui l’artista interveniva con graffi e colori, «recuperando» l’immagine occultata. La seconda parte dell’esposizione è costituita dalle 20 opere di «Dopo le grandi manovre (1979-81)».
Un vecchio album di fotografie giapponesi, successivamente acquerellato, è al centro del processo da cui si originano le opere su carta esposte in mostra, che utilizzano fotografia, scrittura, china, collage e pastello. A proposito di queste immagini trovate da un rigattiere a Gibilterra, Agnetti dichiarava: «Io le ho rifotografate con una macchina da dilettante, le ho fatte ingrandire in un modo particolare e ho ottenuto queste cose. Mi interessano perché sono di un poeta che usava le foto. Da parte mia ho voluto inserirmi in questo spessore poetico».