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Cinque buoni motivi per tenere in Ucraina Manifesta 2028

La mostra «nomade» europea rafforzerebbe la scena culturale del Paese, secondo la direttrice fondatrice dell’evento, Hedwig Fijen

All'inaugurazione di Manifesta 14, la biennale «nomade» europea aperta a Pristina, in Kosovo dal 22 agosto al 30 ottobre, la direttrice fondatrice dell’evento, Hedwig Fijen, ha annunciato l’intenzione di tenere la manifestazione in Ucraina nel 2028. La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dagli operatori culturali ucraini, che l’hanno vista come un sostegno essenziale alla loro scena artistica in difficoltà in un disperato periodo di guerra.

Sarebbe l’Istituto Ucraino, un’organizzazione governativa con sede a Kiev, affiliata al Ministero degli Affari Esteri ucraino e responsabile della diplomazia e della collaborazione culturale internazionale, a supervisionare i preparativi dell’evento a livello locale. Dopo l’annuncio di Fijen, l’Istituto ha iniziato a negoziare accordi preliminari con organizzazioni culturali ucraine e internazionali. Gli organizzatori ucraini sottolineano che il principale contributo della biennale allo sviluppo culturale del Paese sarebbe il decentramento regionale della produzione culturale.

Secondo un portavoce dell’Istituto ucraino, «l’idea centrale proposta per Manifesta 17 è quella di creare una rete di nuove istituzioni educative per l’arte e la cultura in diverse città e paesi dell’Ucraina entro il 2028». Una delle condizioni ovvie per la creazione di questa nuova rete è il mantenimento dell’integrità dello Stato ucraino.

La guerra in corso rappresenta chiaramente un ostacolo a questo obiettivo, ma gli organizzatori ucraini sottolineano anche l’importanza dell’Ucraina come territorio di soglia che segna il confine tra Europa e Russia. «Questa guerra ha dimostrato ancora una volta la forza della resistenza civica del popolo ucraino e la resilienza del suo settore culturale», afferma il portavoce. In effetti, l’esperienza di assistere alle atrocità e alle distruzioni dell’esercito russo ha provocato una maggiore resistenza da parte degli artisti e degli istituti culturali ucraini. Ecco alcuni dei motivi per cui ritengo che lo svolgimento di Manifesta in Ucraina sarebbe vantaggioso per le scene artistiche europee e ucraine.

I motivi per portare Manifesta in Ucraina nel 2028

1. Portare Manifesta in Ucraina favorirà ulteriormente gli scambi con i Paesi europei e a livello internazionale, consolidando la rete culturale che si è già rafforzata grazie alla maggiore presenza di artisti e manager culturali ucraini all’estero.

2. La capacità dell’Ucraina di sviluppare una forte scena artistica contemporanea è stata sottovalutata per anni. Recentemente, l’ondata di mostre internazionali di artisti ucraini ha dimostrato che la produzione artistica in Ucraina sta fiorendo nonostante tutte le difficoltà che gli artisti devono affrontare, dallo sfollamento alla morte. In uno spirito di solidarietà e di resilienza condivisa, anche la rete istituzionale all’interno del Paese sta crescendo, collegando una varietà di iniziative non profit, governative e commerciali.

3. Manifesta si svolge attualmente in Kosovo, dove la recente escalation con la Serbia ha portato alla chiusura di parti del confine comune il 31 luglio. È importante riconoscere i territori politicamente contesi come agenti di impatto culturale: la biennale in Kosovo non solo dà voce ai Paesi sottorappresentati e alle minoranze discriminate, ma sottolinea anche la necessità di concentrarsi sulle zone di conflitto.

4. Nel 2014, gli organizzatori di Manifesta sono stati criticati per aver portato l’evento a San Pietroburgo durante la guerra in corso in Ucraina. All’epoca, gli artisti ucraini ed estoni hanno presentato diversi progetti che sono stati minacciati di censura (come i progetti di Kristina Norman e Maria Kulikovska) dal Museo statale dell”Ermitage, dove si è svolto l’evento. Viste le recenti dichiarazioni del direttore dell’Ermitage Mikhail Piotrovsky, che vede l’attività culturale della Russia come parte di una più ampia «offensiva» sull’Ucraina, tenere l’evento in Ucraina sarebbe un potente gesto decoloniale.

5. Infine, Manifesta autodefinisce formalmente la sua missione come «ricerca di terreni freschi e fertili per la mappatura di una nuova topografia culturale», evitando i centri dominanti riconosciuti di produzione artistica, al fine di scoprire nuovi centri emergenti di arte contemporanea in Europa. Mentre il mercato dell’arte russo si sta praticamente ritirando dalla scena internazionale a causa di controversie politiche, le città ucraine, con la diversità culturale di quello che è il più grande Paese d'Europa, mostrano grandi promesse per la creazione di nuove reti e il potenziale per costituirsi come una nuova concreta alternativa.

L’autrice è una storica dell’arte, artista e curatrice ucraina con sede a Città del Messico.

Redazione GDA, 21 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

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