Maison di Renoir, l'atelier. Foto: Sylvain Bordier

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Maison di Renoir, l'atelier. Foto: Sylvain Bordier

Chez Renoir a Essoyes

Aperta al pubblico dopo quattro anni di lavori la casa-atelier del pittore

Luana De Micco

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Essoyes (Francia). Auguste Renoir scoprì Essoyes, un borghetto nella regione Champagne, grazie alla moglie Aline, che incontrò nel 1880. All’epoca il pittore, che aveva 39 anni, lavorava nell’atelier di Montmartre e aveva già dipinto «Bal au moulin de la Galette». Aline Charigot, di 18 anni più giovane, era appena arrivata a Parigi per lavorare in un laboratorio di sartoria nel pittoresco quartiere della capitale. Appena si incontrarono, Renoir le chiese di posare per lui e la ritrasse in uno dei suoi più celebri dipinti, «Colazione dei canottieri». Qualche anno dopo sposò la giovane musa e insieme ebbero tre figli, Pierre, Jean (il noto cineasta) e Claude, detto Coco. Aline, che era molto legata alla sua regione, convinse il marito a scoprire il suo borgo natale, a est di Parigi, e nel 1896 la coppia vi acquistò una bella dimora per 4mila dei vecchi franchi. Renoir adorava la vita in campagna e a trascorse Essoyes tutte le villeggiature estive in famiglia fino alla sua morte, nel 1919, a 78 anni, a Cagnes-sur-Mer, dove possedeva un’altra casa. Ma è a Essoyes che è sepolto, insieme ad Aline e i suoi cari, nel cimitero poco distante dalla casa. Quasi cent’anni dopo, la Maison Renoir ha aperto al pubblico. La casa è stata acquistata dal Comune di Essoyes nel 2012 agli eredi del pittore e l’anno seguente sono stati avviati i lavori di ristrutturazione, costati 980mila euro, finanziati con l’aiuto dello Stato, della Regione e di numerosi mecenati privati. Ci sono voluti quattro anni per restaurarla e per ricostituire l’arredamento interno e il giardino. Il Comune spera di attirare 20-25mila visitatori all’anno.

Al piano terra si visitano il salone, con un angolo atelier, dove Renoir riceveva gli amici parigini, la sala da pranzo e la cucina. Era qui che Aline preparava i bouquet di fiori e frutta che il marito avrebbe poi dipinto nelle sue nature morte. Al primo piano si visitano le camere da letto. La casa è stata ricostituita come se i Renoir ci vivessero ancora e fossero appena usciti. «La visita è una vera immersione nell’intimità della famiglia del pittore», ha osservato Catherine Jarrière, che insieme al direttore artistico, Thierry François, ha realizzato l’allestimento delle camere. Ci sono delle sigarette spente nel posacenere e dei giocattoli di legno abbandonati sul tappeto del salone. Due tele originali sono posate sui cavalletti in sala, «Jeune fille au miroir» e «Le petit pont», prestate dai musei di Rouen e Bordeaux (fino al 27 settembre). La ricostituzione dell’arredamento delle stanze non è stata semplice. «I nipoti di Renoir non sono cresciuti nella sacralizzazione del nonno e si sono sbarazzati via via di gran parte dell’arredamento d’origine», ha spiegato Catherine Jarrière. Pochi sono i mobili originali, due cassettoni, il tavolo della cucina, il letto dell’artista con il catino della sala da bagno, una poltrona che qualcuno stava buttando via ed è stata «messa in salvo» dal giardiniere Arturo, e poco altro. Con l’aiuto dei rari documenti di archivio, Catherine Jarrière ha tentato di restituire gli ambienti nel modo più fedele possibile, come ai tempi in cui ci viveva il pittore. Ha scelto i mobili visitando i mercati di antiquariato e seguendo lo stile delle case di campagna della regione del primo Novecento. Il paravento della sala è stato ricostituito sulla base di una foto d’archivio. Dei sondaggi effettuati nella casa hanno permesso di trovare campioni di stoffe e di carta da parati a fiori.
Si visita anche l’atelier che Renoir fece costruire più tardi, nel 1906, e che è aperto al pubblico dal 1911. Al piano terra, dove il pittore conservava le tele, i colori e l’altro materiale di lavoro, è esposta la sedia a rotelle del vecchio artista, che non camminava più per via di una malattia reumatica. Renoir dipingeva nella sala del primo piano con delle grandi vetrate esposte a nord-est. La vita Essoyes era semplice. Qui l’artista poteva lavora serenamente, lontano dalla mondanità parigina. All’amica Berthe Morisot scriveva che si rintanava in campagna per «fuggire le modelle costose di Parigi». La mostra «Un autre Renoir», che si tiene al musée d’Art moderne del vicino comune di Troyes (fino al 17 settembre), realizzata in collaborazione con i musei d’Orsay e Picasso di Parigi, che hanno prestato diverse tele, aiuta a conoscere meglio il legame che il pittore strinse con Essoyes e i suoi abitanti. Renoir dipinse il borgo, la chiesa, i contadini. Aline, nel ruolo di madre e padrona di casa, fu al centro di diverse «Maternità». Di Essoyes era anche Gabrielle Renard, che fece da balia ai figli del pittore dal 1894 al 1913 e fu una delle sue modelle preferite. Nel 1911 la dipinse in «Gabrielle à la rose».

Sala e angolo atelier nella Maison di Renoir. Foto: Alain Gousset

La famiglia Renoir nel cortile della casa d'Essoyes. Foto: Archives Cagnes-sur-Mer

La Maison de Renoir. Foto © Luana De Micco

La Maison de Renoir, il letto dell'artista. Foto © Luana De Micco

La Maison de Renoir, un dettaglio della camera di Aline. Foto © Luana De Micco

Maison di Renoir, l'atelier. Foto: Sylvain Bordier

Luana De Micco, 16 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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Chez Renoir a Essoyes | Luana De Micco

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