Image
Image

Cercasi un Carlin Petrini

Alessandro Morandotti

Leggi i suoi articoli

Quattro giorni a Conversano, in Puglia, antico feudo degli Acquaviva di Aragona. Il Castello con il ciclo indimenticabile di tele di Paolo Finoglio dedicato alle storie della Gerusalemme liberata, al quale è stato affiancato l’autoritratto del pittore frutto di un recente e lungimirante acquisto del Comune. Il maestoso Duomo romanico; la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, miracolosamente conservata in ogni dettaglio e dove una pala in chiaro di Alessandro Turchi fronteggia il prepotente chiaroscuro di Finoglio; la chiesa abbaziale di San Benedetto, dove le badesse di casa Acquaviva guidavano la vita religiosa con assoluta indipendenza dal vescovo e, appena fuori dalla cittadina, il complesso monastico di Santa Maria dell’Isola, con il monumento sepolcrale di Giulio Antonio Acquaviva, capolavoro in scultura del Rinascimento in Puglia.


Sorprende sempre la scoperta del territorio, tanto più in un momento in cui il territorio è abbandonato dal Ministero che investe sui supermusei e i supermonumenti depotenziando la conservazione e la valorizzazione del patrimonio diffuso. Molte visite a Conversano sono state possibili grazie a un’associazione culturale locale, Armida, che predispone l’apertura di luoghi spesso chiusi. Tutti noi, girando per l’Italia, abbiamo sperimentato la difficoltà di accedere a chiese e oratori aperti solo in occasione di festività e cerimonie. Non so quante volte sono dovuto passare per Senigallia per vedere la «Deposizione» di Barocci nella chiesa di Santa Croce, praticamente sempre chiusa.


Credo che per garantire un futuro alla ricchezza del nostro ampio e dislocato patrimonio e, al contempo, una ragione professionale ai giovani che studiano storia dell’arte, bisognerebbe promuovere (anche con investimenti pubblici mirati) un sistema di cooperative che diffonda la conoscenza di luoghi pressoché sconosciuti o di difficile accesso. Facendo rete con gli enti locali, le regioni, le strutture alberghiere e di accoglienza che costellano il nostro Paese.


Bisogna pensare a investire sui giovani, ma anche sul patrimonio artistico «locale» per dare vita a una Slow Art da contrapporre innanzitutto alla frenetica politica espositiva dei grandi nomi fatta al risparmio. Perché si deve continuare a subire mostre insensate (Dalí a Pisa, Picasso a Como e così via) dimenticando di promuovere la conoscenza delle opere nei loro adeguati contesti? Per tutto questo ci vorrebbe un visionario come Carlo Petrini che trasferisse sul patrimonio artistico Italiano e i suoi fruitori la filosofia dello Slow Food. C’è da creare un nuovo modello di turismo consapevole, con i giovani storici dell’arte come guide.

Alessandro Morandotti, 03 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Il mecenate ha donato medaglie e biblioteca all’Accademia Carrara di Bergamo

I due studiosi, grandi esploratori della pittura barocca italiana, se ne sono andati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra

La storia del mercato e del collezionismo è fatta di ritrovamenti imprevedibili (ma anche di abili raggiri) ed è anche questa una ragione di fascino. A partire dal «Foppa ritrovato» a Genova ripercorriamo due casi clamorosi

Il sodalizio vincente di James Bradburne e del presidente dell’Associazione Amici di Brera dal 2007 al 2020 ha dato frutti straordinari come il progetto della Grande Brera

Cercasi un Carlin Petrini | Alessandro Morandotti

Cercasi un Carlin Petrini | Alessandro Morandotti