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Ceramica amica

Luana De Micco

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Da Rodin a Ontani, da Picasso ad Ai Weiwei, la diffusione di una tecnica nell’arte moderna e contemporanea

La ceramica, un’arte minore? Niente affatto. Già dal primo ’900, quando Auguste Rodin e Paul Gauguin hanno cominciato a lavorare questo materiale, spesso associato agli oggetti di uso quotidiano e all’artigianato, la ceramica è diventata un’opera d’arte. Passando per le Avanguardie storiche, l’Espressionismo astratto, l’Informale e fino alle espressioni artistiche più recenti, per la ceramica è stato un crescendo. È la tesi veicolata dalla doppia mostra «Ceramix. Arte e ceramica da Rodin a Schütte» che si tiene dal 9 marzo simultaneamente alla Maison Rouge (fino al 5 giugno) e alla Cité de la Céramique di Sèvres (fino al 12 giugno).

Gabrielle Wambaugh, «Marie-Madeleine au rocher mou», 2014. © Cortesia Galerie Eric Dupont, ParigiRealizzata in collaborazione con il museo Bonnefanten di Maastricht, è curata dalla conservatrice Camille Morineau e dalla storica dell’arte Lucia Pesapane. Sono allestite opere di Picasso, Dufy, Miró, Fontana, Ai Weiwei, Bita Fayyazi, Bertozzi & Casoni: in tutto, 250 pezzi di un centinaio di artisti prestate dal Museo della ceramica di Faenza, dallo Stedelijk Museum di Amsterdam, dal Victoria & Albert Museum di Londra, e dai musei parigini, Centre Pompidou, d’Orsay e Petit Palais. Il percorso è cronologico e tematico. La sala delle maschere presenta le inquientanti «Basler Maske» di Schütte, del 2014. Nella sala dedicata ai «teatrini» dell’Italia degli anni Trenta sono allestiti i lavori onirici di Giosetta Fioroni e le scene di Alessandro Pessoli. Una sezione è dedicata alla «funk art», movimento californiano degli anni Sessanta, un’altra ai libri (impossibili da sfogliare) di Takako Araki e Kimiyo Mishima. Sono inoltre allestite le ceramiche erotiche di Françoise Vergier. Alcune sale sono monografiche, dedicate a Katinka Bock, Johan Creten, Leiko Ikemura, Klara Kristalova e Luigi Ontani.

Un’ampia riflessione sul ruolo che la ceramica ha avuto nell’arte del Novecento, fin nel nuovo millennio, è proposta anche da una mostra curata da Marco Tonelli. La rassegna si svolge a Montelupo, in uno dei maggiori centri per la produzione della ceramica: il titolo scelto, «Materia prima» allude al modo di considerarla materia originaria, informe, con valenze espressive anche drammatiche. Il Palazzo Podestarile ospita un percorso a carattere storico, dove Leoncillo è il fil rouge che lega artisti quali Giuseppe Spagnulo, Luigi Mainolfi, Giacinto Cerone fino al più giovane Giuseppe Ducrot, che affronta il tema della destrutturazione del monumento sepolcrale. Un allestimento da Wunderkammer accoglie invece il visitatore nella «Project Room» del palazzo, dove Lorenzo Cianchi raggruppa quattro progetti di residenze italiane per artisti under 35. 

Si tratta di  Cristian Frosi e Diego Perrone, Irene Lupi, Nero/Alessandro Neretti e Morgane Tschamberg, evidenziando la contaminazione operatasi tra ceramica e video, e il suo impiego nelle pratiche performative e d’arte relazionale. Ma la mostra prosegue nel tessuto urbano con opere che, realizzate da ora a giugno, resteranno permanenti: dalla nuova porta d’ingresso alla città di Ugo La Pietra, ai monitor di un televisore di Fabrizio Plessi, dal muro di Gianni Asdrubali, allo scavo di Lucio Perrone presso il pozzo dei Lavatoi; dalla costruzione originaria fatta di frammenti di Hidetoshi Nagasawa alla sfida di Loris Cecchini nell’applicare tecnologie ai materiali ceramici. Opere portate a compimento in stretta collaborazione, come anche quella di Bertozzi & Casoni,  con gli artigiani e le maestranze locali. Il progetto è organizzato dalla Fondazione Montelupo onlus e sostenuto del Centro Pecci di Prato, nell’ambito di Cantiere Toscana Contemporanea promosso dalla Regione Toscana (cataloghi Gli Ori). 

Luana De Micco e Laura Lombardi

Luana De Micco, 18 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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