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Valeria Tassinari
Leggi i suoi articoliAntoni Clavé (1913-2005) è protagonista fino al 31 maggio di un’ampia antologica promossa da Alessia Calarota alla Galleria d'arte Maggiore di Bologna. Personaggio eclettico, dall’intensa biografia e dalla vasta produzione, Clavé si è formato alla Scuola di Belle Arti di Barcellona, respirando fin dagli esordi l’aria parigina, la passione per il colore e il gusto per i materiali di recupero che dominavano la vivace atmosfera culturale della città catalana, aperta a tutte le avanguardie europee.
Fin dai primi anni Trenta sperimenta collage e assemblage attingendo a un vasto repertorio di materiali artistici ed extraartistici scovati nei mercatini delle pulci e nobilitati in pittura e scultura tattile ed emozionale. Dopo aver combattuto nell’esercito Repubblicano, nel 1939 si rifugiò in Francia (per l’opposizione al regime franchista), lì entrò in contatto con gli spagnoli della «Scuola di Parigi», affiancò all’attività di grafico e litografo quella di artista e accolse le influenze picassiane e dadaiste. Raggiunto il successo internazionale negli anni Cinquanta, Clavé prosegue con un linguaggio cromatico ed esistenziale.
La casualità che si lega all’oggetto trovato è anche al centro della sua produzione di scenografie e costumi per il teatro, che gli sono valse due nomination agli Oscar. Nella fase più matura abbandona la figurazione per una pittura astratta e gestuale, in cui materia fisica ed emotiva interagiscono per dare luogo ad atmosfere liriche e neoromantiche ispirate alla sua terra natale.

Antoni Clavé, «West Side», 1990
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