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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliSono i fogli di uno «schedario dell’anima» le opere di Marco Jaccond (Aosta, 1957) esposte al Castello Gamba dal 28 luglio al 5 novembre nella personale «Carte d’identità. (Ricapitolazione)».
Si tratta di collage e tecniche miste su carta realizzati in tre formati, tutti verticali, e due periodi, 1982-85 e 2015-17; ciascun foglio è accompagnato da un titolo scritto a mano che ne suggerisce una possibile interpretazione.
Segni minimali, tracce e linee si rincorrono nel tentativo di dare forma a ciò che forma non ha: il sentimento e l’intuizione. Frammenti geometrici e cromatici suggeriscono verità nascoste, condizioni esistenziali provvisorie in perpetua trasformazione.
A completare il viaggio alla ricerca dell’identità sono alcune installazioni, come «Moltiplicazioni identitarie», una torre ottagonale ricoperta internamente di superfici specchianti. Di fronte alla propria immagine reiterata all’infinito, il visitatore entra in contatto con le più piccole e inaspettate sfaccettature dell’io ed è colto da un senso di confusione e smarrimento.
Ai tumulti dell’inconscio e alla loro impossibilità di emergere con forza e chiarezza allude invece «Insuonabile», un disco di metallo corroso e morsurato su cui sono appoggiati un violino senza corde e alcuni spartiti musicali. Accanto a esso, «Foglie pesanti, pensieri leggeri», tre lastre di ardesia nera diversamente consumate su cui sono sistemate piccole piume bianche, a indicare come spesso siano le cose più piccole a lasciare i segni più grandi. Infine, un video di Enrico Peyrot sull’intera carriera di Marco Jaccond.