Marco Riccòmini
Leggi i suoi articoliPer una volta sul testo (anzi, sui testi) vincono a mani basse le immagini. E vincono perché, di fronte a esse, non si trovano le parole giuste. E non parlo dei bronzi in sé, che lasciano sgomenti; parlo delle fotografie di Luigi Spina che in queste pagine si mettono in gara coi modelli in posa, e ne indagano angoli coperti, anfratti nascosti, dettagli sfuggenti.
E la stampa, che è spesso lasciata al caso (e di cui chi scrive mai si cura, come se le immagini di cui parla fossero un corpo distaccato, quasi altro dal testo e non parte integrante dello stesso), lascia anch’essa a bocca aperta. Sembra quasi di toccare il metallo liscio e rugoso sopra le pagine che paiono impolverate e viene la tentazione di allungare una mano, quasi si potessero carezzare quelle carni di bronzo.
Insomma, il volume va sfogliato pagina per pagina; figurandosi il loro fortunato ripescaggio e come, magari, fra mille anni o forse più, in un’epoca in cui si sarà persa ogni memoria, torneranno ad affiorare ancora, come la torcia della Statua della Libertà tra la rena d’una spiaggia; e le parole, un tempo legate a loro, sciacquate via dal mare.
Bronzi di Riace,
con fotografie di Luigi Spina e testi di Carmelo Malacrino e Riccardo Di Cesare, prefazione di Dario Franceschini, 112 pp., 76 ill. col., 5 Continents Editions, Milano 2022, € 40
Articoli precedenti
Così la ritrae fotografo Luigi Spina nel suo ultimo volume «Interno Pompeiano» per 5 Continents
Sono state da poco inaugurate le dodici sale dedicate agli autoritratti degli artisti al primo piano del museo fiorentino
Il libro di Raffaella Morselli guarda al dietro le quinte dell’opera d’arte come prodotto di commercio
Dal divorzio di due mecenati americani Sotheby’s venderà un importante nucleo di tele barocche. Sarà un’occasione di riscatto per il mercato degli Old Master?