«Ritratto di Carlo V con il cane» (1532), di Jakob Seisenegger (particolare). Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie

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«Ritratto di Carlo V con il cane» (1532), di Jakob Seisenegger (particolare). Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie

Carlo V torna a Mantova

A Palazzo Te una mostra-dossier riflette sul percorso di costruzione dell’Europa, in attesa, a ottobre, della grande rassegna su Rubens

Per il 24 marzo del 1530 tutto doveva essere pronto, a Mantova. Quel giorno sarebbe arrivato in città Carlo V d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, per rinsaldare l’alleanza con Federico II Gonzaga (cui avrebbe assegnato il titolo ducale), in uno dei suoi viaggi attraverso l’impero in cui l’Asburgo intesseva accordi e patti per contrastare i nemici esterni (Solimano il Magnifico, che penetrava nell’Europa orientale, e Francesco I di Francia, il nemico di sempre) e interni, come il movimento luterano.

Dei preparativi febbrili per l’accoglienza dell’imperatore a Mantova, che videro Giulio Romano protagonista, alle prese con fastose scenografie e con l’allestimento delle sale del Castello di San Giorgio in cui Carlo V alloggiò, restano numerose testimonianze nelle lettere conservate nel locale Archivio di Stato.

L’esito di tanta fatica fu eccellente, tanto che Carlo V, che soggiornò per 25 giorni in città, scrisse nella «Cronaca» del suo viaggio: «Signor marchese, veramente anchora non sono stato in città niuna in Italia la quale sino a qui mi sia piaciuta più di questa vostra, et in loco niuno non sono entrato più alegramente né più honoratamente ricevuto, come sono stato qui; di la qual cosa mi pare essere a casa mia».

Momento clou della visita, il ricevimento in Palazzo Te, capolavoro (non ancora completato) di Giulio Romano. E proprio in Palazzo Te, fino al 25 giugno, va in scena la mostra-dossier «L’imperatore e il duca. Carlo V a Mantova», a cura di Daniela Sogliani e Marsel Grosso, incipit del progetto «2023 Mantova: l’Europa delle città», dedicato a una riflessione sul percorso di costruzione, non facile né privo di contraddizioni e di violenze brutali, con cui, come spiega Stefano Baia Curioni, direttore di Fondazione Palazzo Te, «il “melting pot” europeo che oggi conosciamo ha preso la sua forma in un lungo cammino costellato di violente crisi».

Culmine del programma (che prevede anche convegni, confronti e incontri sull’Europa di allora, di oggi e di domani, tra la Scuola di Palazzo Te e istituzioni accademiche e di ricerca italiane e internazionali) sarà, dal 7 ottobre, la mostra «Rubens!», dedicata al maestro del Nordeuropa che guardò a Raffaello e a Giulio Romano, ma intanto l’attuale mostra, oltre a documenti, incisioni, disegni e alla «Cronaca» del viaggio dell’imperatore, rievoca l’incontro tra i due sovrani attraverso il confronto tra il ritratto di «Carlo V con il cane» del pittore tedesco Jakob Seisenegger (firmato e datato, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna), realizzato nella tappa bolognese del viaggio successivo di Carlo V, nel 1532 (stesso anno del ritratto d’identico soggetto dipinto da Tiziano, oggi al Prado di Madrid), e la riproduzione (di Factum Arte) del celebre «Ritratto di Federico II Gonzaga» di Tiziano, anch’esso conservato al Prado.

«Ritratto di Carlo V con il cane» (1532), di Jakob Seisenegger (particolare). Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie

Ada Masoero, 28 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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