Calderara in dialogo con Scaccabarozzi
Le forme e le suggestioni visive dell’artista lombardo diventano indumenti di un’affascinante collezione

Oggi 22 settembre, in occasione della presentazione della collezione primavera-estate 2024 di Maria Calderara, l’omonimo spazio milanese di via Lazzaretto 15 inaugura un originale dialogo con le opere di Antonio Scaccabarozzi (Merate, 1936-Santa Maria Hoè, 2008). Il pittore, la cui vicenda artistica inizia negli anni Sessanta, pur non avendo mai aderito in modo organico ad alcuno dei movimenti che hanno animato la scena di quel periodo, ha saputo declinarne in modo personale le idee, lavorando sui concetti di luce, forma e colore.
Designer colta e appassionata, Maria Calderara opera da sempre nel territorio liminare che separa la moda dall’arte. Incline alle sperimentazioni interdisciplinari (in passato era stata già stata autrice di capsule collection dedicate agli artisti Gianni Pettena e Luca Maria Patella), con la nuova collezione «Round River» reinterpreta, traducendoli in abiti, alcuni dei temi chiave della poetica dell’autore.
Il concetto del fiume che scorre su sé stesso diventa il filo conduttore di una narrazione polifonica e componente chiave del rapporto tra corpo, abito e opera, nel segno di una concezione flessibile e aperta del vestire, che rifugge le dimostrazioni estetiche rumorose e abbaglianti. L’elemento dell’acqua, centrale nelle opere di Scaccabarozzi, è pretestuoso a disegnare una nuova geografia del corpo, che si concede esclusivamente alla seduzione dell’impermanenza. Il carattere «fluido», che ritorna anche nei gioielli, pezzi unici con cristalli e pietre di ghiaccio, creati da Calderara dopo un lungo e paziente lavoro svolto a Murano con gli ultimi maestri vetrai.
Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi e Galleria Clivio, visibile fino al 17 ottobre, riproduce nell’allestimento un continuo gioco di rimandi. Le creazioni della designer, collocate al centro dello spazio, instaurano una relazione dialogica con le opere di Scaccabarozzi, appese alle pareti, in un’atmosfera che ricorda le velature dell’artista. I suoi celebri «NO» rivivono nei ricami di un abito di cotone; il cerchio ritorna nell’intaglio del tessuto di un vestito di jersey aderente, che ne ripropone la forma; una gonna con stampa fatta a mano di bolli, che sembrano petali, reinterpreta le «Iniezioni», lavori degli anni Ottanta, con i quali il pittore indagava il rapporto tra una misura reale di pigmento e la sua decifrazione visiva. Infine, rende omaggio alla sua vena creativa un abito pensato come un collage di carta da giornale su una mussola di cotone.
In mostra spiccano alcuni esiti rappresentativi del percorso di Scaccabarozzi dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta. Tra questi, «CentoOttoVolteNo» (1983), in cui l’artista guarda con disincanto la certezza delle misure e mostra come queste possano cambiare se collocate in un diverso sistema di riferimento: un lavoro ad acrilico su carta che nasce dalla volontà di rompere gli schemi e di passare a un fare artistico fluido, magico, non obbediente al concetto di «compiuto», «finito» e «riconoscibile». Presenti, inoltre, un inchiostro blu su polietilene, caratterizzato da pennellate larghe, dense e trasparenti, le colonne di «Essenziale», un tributo alla colonna infinita di Brancusi, e una «Banchisa» degli anni Novanta, lavoro composto da fogli di plastica sovrapposti a strati come le vere banchise dell’Artico.